Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

I dipendenti nel 2012: «Ci fate vendere troppe azioni»

- Benedetta Centin

VICENZA L’imperativo, all’interno della banca, già nel 2012, era vendere più azioni possibile, in barba alle normative. E per la rete vendita sarebbe stato previsto addirittur­a un incentivo. Ora, che la dirigenza, i vertici ma anche gli stessi funzionari di BpVi sapessero (e già in tempi non sospetti) è provato dalla «comunicazi­one riservata» che ieri l’Unione Nazionale Consumator­i di Cassola – che si è costituita parte civile nel processo con 350 risparmiat­ori - ha mostrato alla stampa. Una missiva alla direzione generale di Vicenza che porta la data 16 ottobre 2012 e la firma delle varie sigle sindacali dell’istituto di credito. Che «richiamano l’azienda al rigoroso rispetto delle norme che regolano l’attività di negoziazio­ne delle azioni di propria emissione, affinché le procedure interne (...) siano sempre coerenti con le normative». E bacchettan­o la direzione, ricordando il principio enunciato nel Manuale Soci: «In nessun caso gli addetti alle filiali promuovono di propria iniziativa l’investimen­to in Azioni Bpvi». Gli stessi sindacati fanno anche riferiment­o ai prestiti per l’acquisto delle azioni. Per l’avvocato Filippo Piovan, «è la prova che tutto l’assetto aziendale sapeva che stava per essere messo in piedi qualcosa di pericoloso».

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Il documento Sopra, il documento nel quale i sindacati dei lavoratori Bpvi sollevavan­o dei dubbi sulle pressioni esercitate dai vertici per «spingere» sulla vendita di azioni. Risale al 2012, tre anni prima del crac

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