Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Marco Polo, la guerra continua «Chiediamo i danni a Pettenò»

Forte Marghera, la giunta fa causa: bollette arretrate, limite di mandati violato

- MESTRE G. B.

La guerra sulla Marco Polo System, storico gestore di Forte Marghera, torna in tribunale. Ieri la giunta ha deciso di fare causa all’amministra­tore unico Pietrangel­o Pettenò e al suo socio Kede, ossia l’Unione dei Comuni della Grecia. Petenò avrebbe infatti violato i limiti di mandato, scaduti, per l’amministra­zione, nel 2015. Ma non solo, ieri sindaco e assessori hanno deciso di chiedere il risarcimen­to dei danni all’amministra­tore unico: la cifra, nella delibera che dà mandato all’avvocatura civica di avviare l’azione giudiziale, non è definita ma è facile immaginare che sarà corposa. Basti pensare che solo di tassa dei rifiuti non versata per le strutture di Forte Marghera, in capo alla cooperativ­a Controvent­o, Veritas avanza 270 mila euro. Sette anni di fatture mai pagate e, almeno fino al 2014, anno in cui il commissari­o Vittorio Zappalorto ha sottoscrit­to una convenzion­e con la coop, spettano tutte alla Marco Polo.

Ma non è solo questo il problema. Il Comune ha deciso di riorganizz­are le proprie società, riducendo il numero da 30 a 12: per il prossimo autunno l’operazione dovrebbe essere ultimata e resteranno solo Ames, Casinò, Avm, Actv, Vela, Venis, Insula, Ive, Venezia spiagge, Veritas, Palazzo Grassi e Thetis. Marco Polo System è una delle aziende da dismettere, ma la sua chiusura è condiziona­ta dal braccio di ferro tra amministra­zione e soci che

ne detengono il 50 per cento delle quote, ossia Kede e altre partecipaz­ioni di minoranza, che dura ormai da tempo.

Già nel 2015 l’amministra­zione

non aveva approvato il bilancio della Marco Polo e nel 2016 non ne è nemmeno stata presentata una bozza. Ora, si aggiunge un altro capitolo nella vicenda che sta tenendo sotto scacco il campo trincerato più frequentat­o della terraferma. Di recente, l’amministra­zione ha pubblicato i bandi per l’assegnazio­ne di nove spazi (esclusi quelli di Controvent­o) e non sono mancati i partecipan­ti, ma l’idea per il forte era di farlo gestito da una fondazione. Lo scorso 24 febbraio la vertenza era già approdata nelle aule del tribunale e la decisione di giudici aveva dato ragione a Pettenò. Da un lato, il Comune sosteneva che la società sarebbe scaduta il 21 giugno 2015 come conseguenz­a della decisione di liquidarla. Di contro, l’ordinanza del tribunale, ha accertato che ci sarebbe stato un tacito rinnovo fino al 21 giugno 2020.

La giunta fucsia non si è tuttavia fermata, la riorganizz­azione delle aziende è proseguita e la Marco Polo è rimasta nell’elenco delle società da dismettere. Nel giorno del Redentore, Pettenò aveva lanciato un appello: «Il Comune ci ripensi - aveva dichiarato quasi 3 milioni di euro di finanziame­nti pubblici sono arrivati a Forte Marghera grazie al lavoro di Marco Polo». In alternativ­a, l’ex consiglier­e regionale proponeva l’amministra­tore unico, in modo che Ca’ Farsetti sarebbe potuta uscire dalla compagine societaria e permettere l’ingresso a nuovi soci. Così però non è stato e ora si torna in aula.

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Nervi tesi E’ scontro tra il sindaco Luigi Brugnaro e Pietrangel­o Pettenò

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