Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Melegatti ritira la cassa integrazione Ma ora serve l’accordo proprietà-fondi
Pronta la campagna di Pasqua, ma soldi subordinati al riassetto proprietario
Pareva indispensabile. Invece la cassa integrazione per i lavoratori Melegatti non sembra più essere una priorità. Al completamento della mini-campagna natalizia doveva seguire un periodo di riposo forzato delle maestranze della storica azienda dolciaria veronese. Ma una coda produttiva inattesa, il numero sempre più limitato di persone coinvolte dalla Cig e la testardaggine dei lavoratori hanno fatto in modo che l’ipotesi venisse derubricata.
L’intesa sindacati-azienda - erano presenti anche i commissari nominati dal tribunale cioè l’avvocato Bruno Piazzola e il commercialista Lorenzo Miollo - prevede che non ci sia interruzione del lavoro tra la produzione di Natale e quella di Pasqua. «Questo perché – spiega Maurizio Tolotto di Fai Cisl – ci sono ancora cinquemila pandori da produrre che impegneranno per un paio di giorni i lavoratori. E poi sarà necessario intervenire sui macchinari. Quello ottenuto è un grande risultato, perché abbiamo trovato una soluzione anche per i lavoratori a tempo determinato. Ma ribadiamo il concetto che il fondo deve mantenere fede agli impegni presi».
Da un punto di vista operativo, vanno dismessi gli stampi di Natale e montati quelli di Pasqua, un lavoro che non si può risolvere in mezz’ora. Un’altra ragione che ha permesso di non entrare in Cig è che, solo una piccola parte dei dipendenti sarebbe stato coinvolto, e tra loro nessuno dello stabilimento di San Giovanni Lupatoto. A conti fatti, tra ferie maturate durante le settimane di produzione, recuperi di festività passate in azienda e giorni di festa in arrivo, le giornate di Cig sarebbero state davvero molto poche.«Già a fine dicembre poi – sottolinea Paola Salvi di Flai Cgil – si dovrebbe lavorare sugli impianti per poter partire con la produzione di colombe subito dopo l’Epifania». «Non possiamo partire in ritardo con le colombe», afferma Daniele Mirandola di Uila Uil.
Il fulcro dell’intera operazione di salvataggio, a questo punto, è legato alla campagna di Pasqua: «Se c’è la produzione di colombe non c’è la cassa – chiarisce Luca Quagini, dg di Melegatti – ma se non si trovasse l’accordo per la campagna pasquale l’azienda andrebbe in serissime difficoltà». L’accordo va trovato tra il fondo maltese Abalone, che ha già messo 6 milioni di euro di liquidità per far partire la campagna di Natale, e gli attuali soci della Melegatti, cioè i rappresentanti delle famiglie Ronca e Turco. Il fondo, prima di immettere altri 10 milioni di euro previsti per produrre colombe e dolci pasquali, vorrebbe avere garanzie nell’accordo-quadro, sul ruolo in società. E se non dovesse essere trovato un accordo su un impegno «vincolato», a venire meno non sarebbe solo la produzione di colombe. Il piano cui il Tribunale di Verona ha dato il via libera prevede, infatti, l’immissione di 6 milioni di euro per Natale cui si andrebbero ad aggiungere gli altri 10 in vista della Pasqua. Su queste due campagne produttive si andrebbe poi a costruire il piano di risanamento e ristrutturazione del debito che la società deve obbligatoriamente presentare entro aprile. Ma se una delle due gambe su cui si regge il piano dovesse venire a mancare, allora l’intera architettura diventerebbe meno stabile e per lo storico marchio e i suoi lavoratori le difficoltà sarebbero davvero serie. Da parte dell’azienda, tuttavia, filtra un certo ottimismo: «Posso dire che la campagna di Natale è stata di grande successo – ribadisce Quagini – che il nostro, come azienda e lavoratori, l’abbiamo fatto bene e che confidiamo che la campagna di Pasqua sia realizzata nel migliore dei modi». Rimane l’incertezza su un mancato accordo tra soci e fondo, ma i sindacati ribadiscono: «Ognuno mantenga gli impegni».