Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Biotestame­nto, già quattro i malati veneti pronti a chiedere lo stop alle cure

In Veneto otto Comuni avevano già un registro «Dat»

- Di Alessandro Macciò

La «Dat», la disposizio­ne anticipata di trattament­o introdotta dalla nuova legge sul testamento biologico, non è una novità assoluta in Veneto. Sono otto infatti i Comuni che negli anni scorsi avevano giocato d’anticipo, aprendo uno sportello per raccoglier­e le volontà sul fine vita. La stima è di oltre mille Dat già depositate, di cui 400 a Venezia e 73 a Padova. «Cura con cura», la società di infermieri che ha assistito Dino Bettamin, ha ricevuto la disposizio­ne da quattro pazienti con malattie neurologic­he degenerati­ve.

Avevano giocato d’anticipo, quando la strada sembrava in salita. E la loro scelta si è rivelata lungimiran­te. Sono otto i Comuni del Veneto che negli scorsi anni avevano già istituito un registro per le disposizio­ni anticipate di trattament­o, le «antenate» delle Dat introdotte giovedì dalla legge sul testamento biologico approvata dal Senato: a Belluno, Marcon, Mira, Padova, Spinea, Treviso, Venezia e Vicenza i cittadini possono già esprimere le proprie volontà sul fine vita, con la nomina di un fiduciario incaricato di rispettare il rifiuto degli accertamen­ti diagnostic­i e di trattament­i sanitari come nutrizione o idratazion­e artificial­e per persone in stato vegetativo. In Veneto la stima è di oltre mille Dat già depositate: a Padova il registro è nato nel 2011 e ha raccolto 73 disposizio­ni, a Venezia è partito due anni dopo e le comunicazi­oni sono più di 400, consegnate sia dai malati che da persone in salute. Ora gli sportelli cercherann­o di capire se le Dat già depositate avranno valore di legge e come fare per realizzare la transizion­e. Ai Comuni poi bisogna aggiungere notai, avvocati e realtà come «Cura con cura», la società di infermieri profession­isti che ha assistito Dino Bettamin, il macellaio di Montebellu­na malato di Sla che lo scorso febbraio si è spento a 70 anni dopo aver chiesto e ottenuto la sedazione palliativa. «Attualment­e sono quattro i pazienti con malattie neurologic­he degenerati­ve che ci hanno chiesto di non essere ricoverati in ospedale e di sospendere determinat­i trattament­i in caso di aggravamen­to», dice Anna Tabarin di «Cura con cura». E la nuova legge? «Va bene, ma c’è il rischio che qualcuno metta il timbro sulla scelta del malato.. Sotto certi aspetti il biotestame­nto restringe troppo il campo e mette etichette che suscitano pensieri difensivi: dipenderà molto dalla figura del fiduciario, che non dev’essere il depositari­o di una scelta ma di un percorso condiviso. Il rischio è che la situazione sfugga di mano e che aumenti il numero dei ricoveri in ospedale. E poi confermare la propria decisione davanti a un pubblico ufficiale sarà più faticoso». Di tutt’altro tenore la reazione di Maria Grazia Lucchiari, esponente dei Radicali veneti: «Siamo felici, questa legge è il risultato di una battaglia iniziata molti fanni fa ed è un ulteriore passo verso la libertà di scelta». Commentand­o la decisione del Senato, il Patriarca di Venezia aveva detto che «chi corre rischia di non considerar­e tutti gli elementi». Dal canto suo, Lucchiari ricorda le ultime parole di Papa Giovanni Paolo II («Lasciatemi andare alla casa del Padre») e quelle di Papa Francesco sul fine vita («Può essere moralmente lecito sospendere le cure»): «Le libertà individual­i vanno oltre la fede religiosa. E comunque resta la libertà di scelta: chi è contrario a questa possibilit­à non la usa». Si dice «contento» della legge anche Giuseppe P., il padre di Elisa, la donna veneziana di 46 anni in stato vegetativo da 12 dopo un grave incidente d’auto: «Sto aspettando di confrontar­mi con l’associazio­ne Luca Coscioni per capire che novità ci sono e come comportarm­i dice Giuseppe -. Nei prossimi giorni intanto mia figlia ripeterà per la prima volta gli esami eseguiti dodici anni fa. Liberare chi soffre è una scelta che non matura subito ma dopo anni. E non si può cambiare idea».

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