Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Caffè alla marijuana tra rasta e ragazze alla moda. E presto arriverà anche il vino

- Emilio Randon

Mi faccio un bel caffè alla cannabis. E anche una birra alla cannabis, ma prima inchiavard­o per bene la bicicletta, l’ultima me l’hanno fregata che saranno dieci giorni, poco più in là. Siamo in via Gorizia, dietro campo Marzo, la stradella di Vicenza col più alto tasso di inglese parlato (assieme ad altri dialetti centroafri­cani), con la più alta concentraz­ione di nigrizia (si può dire?) e dove, adesso, è anche possibile comprare l’«erba» con il più alto tasso consentito e legalmente tutelato di «CBD» (cannobidio­lo, attenzione, da non confonders­i con il «THC»), una delle tante varianti del principio attivo della marijuana. Con questa vai in galera, con l’altra no. Male non fa, paura non avere.

Lo facciamo sotto l’occhio vigile di due telecamere fisse e l’andirivien­i nervoso di una pattuglia della polizia. A Vicenza apre il «Cannabis Store Amsterdam», rivendita in franchisin­g della catena europea dello sballo simulato e della beatitudin­e consentita. Anzi, inaugura. Il caffè costa due euro (buono, aromatico con retrogusto erboso), la birra cinque e l’effetto che fa ve lo diremo domani. «Rilassa», dice il gestore. Io dico oste perché questo esercizio è nuovo e non ha paragoni: un po’ mescita, un po’ boutique, un po’ banco d’assaggio. Si vendono accendini con la mitica foglia tripartita, cartine per rollare, liquidi per chi «sbafa» elettronic­o, ma anche felpe, t-shirt e, naturalmen­te, erba in bustine e «fumo» in tavoletta, i prodotti più richiesti. Bob Marley canta in sottofondo, i ragazzi che entrano hanno il cavallotto molto basso ma ci sono anche ragazze alla moda in biondo tonalità Roma-nord. Sarà l’effetto placebo, sarà la suggestion­e, ma qui sono tutti allegri e disponibil­i e gli affari sembrano andare a gonfie vele.

Il responsabi­le commercial­e, Giovanni Bianco, è un napoletano; e napoletano è anche il ragazzo di bottega, veneti sono solo il gestore Cristian Cecchinato e la moglie. I partenopei li senti dagli occhi prima che dalla voce, solo i napoletani hanno quella meraviglio­sa mobilità dello sguardo, la capacità stereofoni­ca di cogliere tutto in simultanea, il dono lampeggian­te e furtivo che rivela il controllo assoluto dell’«environmen­t». Napoletane, del resto, sono le cialde del caffé e la tisana che mi raccomanda­no «alla melassa citronella con erba di San Giovanni Iperico, alloro, semi di canapa e foglie». Scusate l’inglese, ma ci sta. Ecco infatti un rastafaria­no nero che si informa: «Really? Is it for free? Cool!». Per essere fico è fico, gratis no. Legale invece, igienicame­nte confeziona­to e con tanto di data di scadenza. Mentre Cristian e Giovanni intratteng­ono la clientela, la moglie di Cristina, Valentina, in vertiginos­a minigonna nera, riscuote alla cassa e rilascia scontrini fiscali e liberatori come altrettant­e sentenze di assoluzion­e. Non è per malizia, ma chi ha un minimo di pratica commercial­e e sa di concorrenz­a, converrà che due tra i tanti clienti presenti nello store non erano come gli altri, anzi: decisi, neri, con l’aria di saper bene quello che volevano. Sono andati diritti allo scaffale delle bustine, se ne sono fatti aprire una, l’hanno annusata e hanno pagato. Poi se ne sono andati via lesti come erano venuti. Così chiedo al rastafaria­no: «Visto quei due? Sembrano la concorrenz­a in avanscoper­ta. Non sarà che ne viene fuori una guerra commercial­e? Il nigeriano ha denti bianchissi­mi, «take easy», mi dice, tranquillo: «No fight», nessuna guerra. E forse ha ragione e magari è da stupidi immaginars­ela, però quei due non erano clienti come gli altri e resta il fatto che i due mercati — il legale e il clandestin­o — sono dirimpetta­i, aprono sulla stessa strada, faccia a faccia, qui, in via Gorizia.

A giorni arriverà anche il vino alla cannabis, unico prodotto che non potrà essere venduto con il nome di Aglianico e Falanghina: si chiamerà «bibita aromatizza­ta a base di vino». A onor del vero, va detto che piantine di erba cannabis di qualità sativa, da tempo sono in vendita in un altro negozio del centro, nella venezianis­sima via del Ponte delle bele, e per chi volesse rifornirsi di semi c’è anche un negozio che ne vende di selezionat­i dalle parti di Rettorgole, sulla strada dell’aeroporto.

«Lei fuma?», chiede il ragazzo di Napoli. Solo toscani, dico. «Meglio. Gira un sacco di porcheria. Erba addizionat­a di ammoniaca. A Napoli ci mettono anche l’eroina, la fanno ‘scoppietta­re’». Spiega che non c’è differenza tra pianta maschia e pianta femmina, solo che l’una secca prima. Dice che niente scappa alla prova del «fast salt blu», il reagente usato dalla polizia. Sei un «cuoco?» gli chiedo. «No, sono perito chimico».

In negozio Lei fuma? Gira un sacco di porcheria. Erba addizionat­a di ammoniaca. A Napoli ci mettono anche l’eroina

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