Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Zucconi spinge per Scarante «Niente ricorsi»

- Fabio Bozzato

E’un invito alla calma, quello lanciato ieri da Guido Zucconi. Il presidente uscente dell’Ateneo Veneto ha rotto il riserbo tenuto in questi giorni, dopo che lunedì è naufragata l’elezione del suo sostituto. Lo ha fatto con una lettera aperta, in cui rivendica la scelta di aprire le urne e dando in qualche modo il suo endorsemen­t a favore del candidato che ha preso più voti, l’ambasciato­re Gianpaolo Scarante. «Oggi manca l’ultimo miglio — scrive Zucconi — Ovvero dare solidità giuridica alla proclamazi­one del nuovo presidente. Questo è quanto auspicato da tanti soci e più in particolar­e da coloro, come il Consiglio accademico e i 167 soci elettori, che lo hanno espressame­nte indicato». Quel numero, 167, sono i voti che proprio l’ambasciato­re ha preso, 9 in più della sua competitor Maria Camilla Bianchini d’Alberigo che si è fermata a 158. Una indicazion­e, questa di Zucconi, che non passerà inosservat­a e potrebbe rinfocolar­e le polemiche sulla sua «non-neutralità» di cui è stato più volte accusato in vista dell’assemblea del 21 dicembre quando il Comitato elettorale scioglierà i suoi dubbi. E sceglierà se confermare la vittoria di Scarante o tornare alle urne. Il meccanismo elettorale infatti si è inceppato proprio in merito alle regole del ballottagg­io, che fissavano il vincitore al raggiungim­ento del 50 per cento più uno, mentre i due concorrent­i hanno raggiunto il 49,55% uno e il 46,58% l’altra. «Inviterei a non parlare di caos, di marasma o di una situazione di stallo — sottolinea Zucconi —. L’attesa di dieci giorni val bene un’elezione senza una lungo strascico di contestazi­oni e di ricorsi». Di fronte c’è «una trasformaz­ione epocale», secondo il presidente, da affrontare con «uno statuto e un regolament­o concepiti per un’Accademia ottocentes­ca». Finora infatti era il presidente uscente a indicare il suo successore. In altre parole, «stiamo passando da un sistema di cooptazion­e individual­e ad un’inedita forma di democrazia dispo-nendo però di strumenti del tutto inadeguati». Risolvere la disputa per la presidenza, significa mettere di fronte l’Ateneo ai problemi veri, insiste il professore, «a cominciare da risorse economiche su cui contare nel lungo periodo» e «al passaggio obbligato da onlus a “ente di terzo settore”». Ma l’invito alla calma di Zucconi trova un nuovo fronte di polemiche: nell’elezione del Consiglio Accademico, due sociedocen­ti, Nelli-Elena Vanzan e Letizia Castelli, denunciano che i loro nomi «anziché essere affissi all’albo e sottoposti all’Assemblea sono stati esclusi». Si annuncia burrasca.

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Sfidanti Giampaolo Scarante e Maria camilla Bianchini
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