Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
SE CRESCE ANCHE IL PIL SOCIALE
E’un buon Natale quello che si trova a vivere il Veneto. L’affermazione non è una forzatura augurale un po’ dovuta, ma una realtà per così dire «certificata». Certificata dai numeri che ci dicono che dopo i nove punti di Pil persi con gli anni della crisi, il Veneto sta trovando una sua bella reattività. Non è una reattività solo economica, anche se l’aumento di due punti di Pil previsto per l’anno che si sta chiudendo è ovviamente soddisfacente. Così come è soddisfacente sapere che la locomotiva dell’export ha superato la crescita del 6 per cento solo nel primo semestre dell’anno. Ma, come si diceva, non basta la sola vivacità macroeconomica: infatti uscire «tecnicamente» dalla recessione non è poi molto interessante se le persone non se ne accorgono: nella loro quotidianità, nella loro progettualità, nel loro sperare. Insomma non di solo Pil vive l’uomo (della strada), ma di un benessere che – per essere vero benessere – deve connotarsi, come spesso si dice, in modo equo e sostenibile. E infatti si chiama proprio così (Bes, «Benessere equo e sostenibile») il rapporto piuttosto corposo con cui l’Istat ha misurato la qualità della vita in Italia e nelle sue regioni. Ma se a livello nazionale i miglioramenti economici si accompagnano ad un peggioramento sociale – più disuguaglianza, più solitudine, più insoddisfazione relazionale, crollo dello spirito civico – in Veneto ed in pochissime altre regioni non cresce solo il Pil economico ma anche il Pil sociale.
Infatti non solo nella nostra regione si registrano significativi aumenti del volontariato, della fiducia negli altri e nella soddisfazione personale, ma dei quindici aspetti di benessere calcolati dall’Istat quasi tutti risultano crescenti o migliorati rispetto all’anno prima.
Alcuni indicatori sono delle antenne sensibili sul come si vive il momento attuale: è significativo ad esempio che si sia dimezzata rispetto al 2013 la percezione di insicurezza dell’occupazione, così come è significativo il fatto che cali (lentamente però) il giudizio negativo sul futuro.
Crescono anche i cosiddetti lavoratori della conoscenza e gli occupati in imprese creative, segno di una metamorfosi «postproduttiva» della regione. Ed è anche bello constatare come aumenti il numero delle persone «su cui poter contare», importantissime microreti di solidarietà per una società spesso (forse troppo spesso) descritta con grandi pennellate di colore nero come individualistica, frantumata ed egoista.
Non è solo un augurio natalizio quindi l’invito ad abbandonare le tinte troppo pessimistiche o le visioni talvolta apocalittiche con cui abbondantemente interpretiamo la realtà del tempo presente. Un tempo che, nel caso del Veneto, sembra offrire invece anche concreti elementi di forza e di speranza.