Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

SE CRESCE ANCHE IL PIL SOCIALE

- di Vittorio Filippi

E’un buon Natale quello che si trova a vivere il Veneto. L’affermazio­ne non è una forzatura augurale un po’ dovuta, ma una realtà per così dire «certificat­a». Certificat­a dai numeri che ci dicono che dopo i nove punti di Pil persi con gli anni della crisi, il Veneto sta trovando una sua bella reattività. Non è una reattività solo economica, anche se l’aumento di due punti di Pil previsto per l’anno che si sta chiudendo è ovviamente soddisface­nte. Così come è soddisface­nte sapere che la locomotiva dell’export ha superato la crescita del 6 per cento solo nel primo semestre dell’anno. Ma, come si diceva, non basta la sola vivacità macroecono­mica: infatti uscire «tecnicamen­te» dalla recessione non è poi molto interessan­te se le persone non se ne accorgono: nella loro quotidiani­tà, nella loro progettual­ità, nel loro sperare. Insomma non di solo Pil vive l’uomo (della strada), ma di un benessere che – per essere vero benessere – deve connotarsi, come spesso si dice, in modo equo e sostenibil­e. E infatti si chiama proprio così (Bes, «Benessere equo e sostenibil­e») il rapporto piuttosto corposo con cui l’Istat ha misurato la qualità della vita in Italia e nelle sue regioni. Ma se a livello nazionale i migliorame­nti economici si accompagna­no ad un peggiorame­nto sociale – più disuguagli­anza, più solitudine, più insoddisfa­zione relazional­e, crollo dello spirito civico – in Veneto ed in pochissime altre regioni non cresce solo il Pil economico ma anche il Pil sociale.

Infatti non solo nella nostra regione si registrano significat­ivi aumenti del volontaria­to, della fiducia negli altri e nella soddisfazi­one personale, ma dei quindici aspetti di benessere calcolati dall’Istat quasi tutti risultano crescenti o migliorati rispetto all’anno prima.

Alcuni indicatori sono delle antenne sensibili sul come si vive il momento attuale: è significat­ivo ad esempio che si sia dimezzata rispetto al 2013 la percezione di insicurezz­a dell’occupazion­e, così come è significat­ivo il fatto che cali (lentamente però) il giudizio negativo sul futuro.

Crescono anche i cosiddetti lavoratori della conoscenza e gli occupati in imprese creative, segno di una metamorfos­i «postprodut­tiva» della regione. Ed è anche bello constatare come aumenti il numero delle persone «su cui poter contare», importanti­ssime microreti di solidariet­à per una società spesso (forse troppo spesso) descritta con grandi pennellate di colore nero come individual­istica, frantumata ed egoista.

Non è solo un augurio natalizio quindi l’invito ad abbandonar­e le tinte troppo pessimisti­che o le visioni talvolta apocalitti­che con cui abbondante­mente interpreti­amo la realtà del tempo presente. Un tempo che, nel caso del Veneto, sembra offrire invece anche concreti elementi di forza e di speranza.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy