Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il «censimento» di Iuav e Confartigianato
Studio Iuav-Confartigianato censisce gli edifici inutilizzati. Barel: «Terra bene comune»
Incrociando i dati dei Pat, delle mappe catastali e delle verifiche sul campo, Iuav ha contato, per Confartigianato Veneto, quanti capannoni ci sono in Veneto. Sui 92 mila totali, almeno 10 mila sono vuoti e di questi quasi 5 mila non risultano utilizzabili. «Demolire» è la parola d’ordine secondo Agostino Bonomo (Confartigianato) ma anche secondo l’avvocato Bruno Barel: «Il suolo è un bene collettivo anche quando è privato, prevale il diritto della comunità».
Dicevi «demolizioni» fino a un po’ di tempo fa e il «fallimento» del sogno industriale veneto assumeva le fattezze di un capannone scalcinato buttato giù. Quasi una bestemmia. Ecco, numeri alla mano, Confartigianato Veneto che ha commissionato un inedito studio sui capannoni dismessi in regione allo Iuav di Venezia, fa di questa parola tabù il proprio grido di battaglia.
La chiosa, colta e visionaria, arriva da Bruno Barel, giurista ma soprattutto grande tessitore della legge regionale che rivoluziona il concetto di «consumo di suolo» approvata di recente. «Il suolo, anche quand’è privato - dice Barel - è un bene comune. Di più, è un valore. Il tema non è limitarne il consumo bensì ragionare in termini di uso intelligente. E questo, naturalmente, include le demolizioni dei capannoni». Mostro mitologico del passato recente, il capannone vuoto ha davanti a se tre distinti destini secondo Barel: l’uso temporaneo in attesa di una destinazione definitiva da affidare a start up, sale prove per la musica, serate danzanti, ippoterapia, tutte esperienze già sperimentate; la ristrutturazione e, soprattutto, la demolizione spostando poi la cubatura anche in un nuovo comune. «È ora di parlare di riciclaggio edilizio perché, semplicemente, il mondo è cambiato» dice Barel. Ma quanti sono i capannoni vuoti? Lo studio condotto da Federico Dalla Puppa dello Iuav dà finalmente risposta alla domanda con un certosino incrocio di tre livelli di indagine: i dati dei Pat comunali (Piani di Assetto del Territorio) forniti per la prima volta dalla Regione, quelli catastali e una verifica fisica sul campo. Risultato: in Veneto gli immobili dismessi (incluse case, ristoranti, fabbriche e capannoni) sono oltre un milione e 200 mila. Di questi l’8% sono capannoni, 92 mila per la precisione. Quanti quelli dismessi? 10 mila e 610. Una distesa di giganteschi gusci vuoti di cemento, ora sul mercato e invenduti. Di questi, secondo lo studio, 4570 sono non utilizzabili, da demolire insomma. Gli altri 6.040 sono riutilizzabili. La stima del valore totale di questo patrimonio è di 7,9 miliardi di euro.
A spulciare mappe e classifiche, il Veneto si piazza al secondo posto fra le regioni che hanno consumato più suolo dopo la Lombardia, il 12,21% di territorio già «mangiato». Maglia nera fra le province a Padova con il 19% seguita da Treviso e Verona. E il capoluogo patavino ha pure il primato di comune peggiore sfiorando il 50% di consumo. I territori più massacrati sono quelli appena fuori i grandi centri urbani e a ridosso delle arterie infrastrutturali. E infatti, i casi di studio più emblematici sono piccoli centri come Trevignano, Galliera Veneta, Vigonza, San Giovanni Lupatoto, Sovizzo e Thiene. In totale, in regione, ci sono 183 milioni di metri quadrati coperti da aree produttive di cui 21,6 milioni di metri quadri di capannoni dismessi. Quasi 12 milioni andrebbero demoliti. «Un comune veneto su due è sopra la media di consumo regionale - dice Dalla Puppa - tanti capannoni vanno demoliti e si devono poi usare strumenti come crediti edilizie e perequazioni». Non a caso la nuova progettazione urbanistica non sarà di competenza comunale ma per aree omogenee. Tanto che in Regione si sta pensando di inviare dei «tutor» in ogni Comune per facilitare i processi di visione complessiva del territorio. «Vogliamo un Veneto più consu(meno) e meno consu(mone). - conclude il presidente di Confartigianato Veneto Agostino Bonomo - Da vuoti inutili a risorsa utile per lo sviluppo territoriale e il rilancio dell’economia».
Bonomo La crisi è finita, ora guardiamo in faccia la nuova normalità: serve un salto culturale Dalla Puppa Il vero valore non si misura più in metri cubi ma in qualità del territorio