Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il pianto di Nicole sulla bara di Chiara «Mi hai fatto scudo, viva grazie a te»
Morta in bici, i funerali. L’appello della mamma: ragazzi non bruciate le tappe
Una chiesa gremita da più di mille persone, la maggior parte giovanissimi. Un cartellone, le frasi, i pensieri, le firme degli amici che hanno condiviso con Chiara Pavanello speranze e paure. «Sei il fiore più bello» scrivono. Un fiore strappato via sabato sera, quando la quattordicenne è morta nel tratto di Romea vicino all’ipermercato Clodì di Chioggia, investita da una Volkswagen Polo mentre tentava di raggiungere in una bici elettrica e a luci spente il Mc Donald’s.
Ieri i funerali, nella chiesa di Borgo San Giovanni, celebrati dal vescovo Adriano Tessarollo e altri tre parroci. Mescolati ai tantissimi coetanei, quasi tutti stretti nei primi banchi, c’erano anche i tre ragazzi che erano con lei la notte della tragedia. Nicole, l’amica che era con lei sulla stessa bici, si è avvicinata al leggio della chiesa a fatica, sorretta da una stampella: «Sei stata il mio scudo – ha detto piangendo - e io sono viva grazie a te. Avrei voluto che le cose andassero diversamente, avrei voluto guarire con te in un letto di ospedale, e invece adesso sento dentro che mi manca qualcosa». Quello che le manca è lì davanti, nella bara di legno chiaro che tutti i ragazzi fissano ipnotizzati dal dolore. Non è riuscita ad esserci la mamma Tiziana, troppo sconvolta per sostenere la cerimonia. Al parroco ha chiesto però di lanciare un appello a tutti giovani: «Ragazzi, imparate a non bruciare le tappe, imparate ad ascoltare perché la relazione tra genitori e figli non dev’essere una lotta ma un cammino». Sono stati numerosi gli inviti a riflettere sulla fragilità, sulla precarietà e sull’importanza della vita. Tocca al parroco dire ai ragazzi che questa esperienza deve servire a cambiare il proprio modo di vivere e di agire. «Che questa tragedia ci insegni ad essere più responsabili - sussurra un ragazzo – e ad amare la vita come un dono». Durante la messa il vescovo paragona Chiara ad una nave che si allontana nel mare per raggiungere un nuovo porto: «Da qui la si vede scomparire – dice – ma dall’altra parte la stanno aspettando e la vedono arrivare». Al termine della messa, l’applauso liberatorio, arrabbiato, disperato. Tanti si abbracciano e cercano di farsi forza l’un l’altro mentre vedono la bara uscire dalla chiesa. Fuori, ad aspettarla, palloncini bianchi e rosa liberati in cielo. Chiara sarà cremata a Ferrara e tutte le donazioni che verranno raccolte nei prossimi giorni saranno riservate al reparto di oncologia pediatrica di Padova.
Nel frattempo, proprio mentre si celebrava il funerale, a Sant’Anna, nella stessa Romea che è stata fatale per la giovane, c’è un altro incidente tra tre auto e un mezzo pesante. I vigili del fuoco intervenuti riescono a liberare quattro feriti, tutti trasferiti in ospedale dal 118. «Ragazzi non fate quella strada schifosa chiamata Romea -ha scritto Andrea sulla sua pagina facebook, un altro degli amici di quella notte - perché è la strada che vi porta alla morte».