Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fedrigoni al fondo americano Bain
Firmato l’accordo, annunciato dieci giorni fa a Fabriano. Dopo il nulla di fatto con i Benetton
Fedrigoni al fondo americano Bain. Doveva finire nel portafoglio di Edizione, la «cassaforte» della famiglia Benetton. Invece finisce in mani estere. Ieri sera l’annuncio che ha confermato il passaggio delle Cartiere Fedrigoni, uno dei colossi industriali veronesi e veneti, 1,1 miliardi di euro di ricavi stimati nel 2017 con 2.700 dipendenti e impianti produttivi in Italia, Spagna e Brasile, al fondo d’investimento americano Bain Capital, che ha base europea a Londra. Il passaggio era stato d’altra parte già annunciato dal presidente del gruppo cartario, Alessandro Fedrigoni, dieci giorni fa alla storica cartiera di Fabriano, nelle Marche: «La trattativa per la vendita è in fase molto avanzata - aveva detto ai dipendenti negli auguri di Natale - e credo sia destinata a concretizzarsi in tempi brevi. Sono pronto a lasciarvi in buone mani». Le indiscrezioni davano a quel momento la due diligence alla stretta finale e il contratto preliminare firmato entro fine anno. In una situazione di preoccupazione particolare, a Fabriano, dopo le recenti perdite di commesse sulla cartamoneta, a partire da quelle per l’Euro, che Bce ha affidato in Francia.
Lo scenario della vendita è stato confermato ieri sera, con l’annuncio di Bain di aver firmato un accordo per l’acquisizione delle cartiere; la famiglia Fedrigoni manterrà una quota di minoranza. Bain è un fondo già conosciuto anche in Veneto, a partire dalla vicenda complicata che vive da anni la controllata delle ceramica Ideal Standard, che ha a Trichiana, nel Bellunese, il caposaldo.
Fedrigoni cercava da tempo un assetto proprietario stabile di fronte alla mancanza di eredi. Dopo due sbarchi non andati a buon fine in Borsa, nel 2011 per la tempesta dello spread e nel 2014, e dopo che l’anno scorso il pretendente giusto era sembrata la Edizione dei Benetton, insieme al fondo Investindustrial di Bonomi, dopo l’approccio fallito del fondo Charme di Luca Cordero di Montezemolo. Ma l’operazione si era raffreddata da tempo. Per le divergenze sul prezzo, si dice, e un po’ perché l’Opa su Abertis nel frattempo aveva calamitato tutte le energie.