Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Migranti e poveri, i vescovi veneti lanciano l’accoglienza possibile
Le omelie della Festa. E da Cipolla a Gardin: «No ai muri»
«Accogliere non vuol dire fare ciò che è impossibile ma ciò che è nelle nostre possibilità». Così Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, durante la messa di Natale. Parole non scontate. E tra il 24 e il 25 di dicembre tutti i vescovi del Veneto hanno affrontato il problema. Non dimenticando poveri e lavoratori.
Accoglienza e fratellanza. Sono queste le parole ricorrenti nelle omelie natalizia dei vescovi veneti, a partire dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia: «Ogni uomo — per quanto dimenticato, povero, discriminato — non può essere espropriato della propria umanità. Potrà esser umiliato e violato nel modo più disumano, ma l’uomo rimane sempre tale».
A Natale, per Moraglia, la vicinanza di Dio è «più forte del crimine più terribile»: «Per Dio farsi uomo vuol dire raggiungere tutti gli uomini. Non c’è colore della pelle, lingua, cultura, razza, continente che non entrino nel suo abbraccio. Accogliere non vuol dire fare ciò che è impossibile ma ciò che è nelle nostre possibilità».
Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, è sulla stessa lunghezza d’onda: «Gesù abita il cuore dei più dimenticati, abbandonati, umiliati — ha detto durante l’omelia di Natale — dei malati e dei disperati, dei terremotati, dei perseguitati, di chi subisce gravi ingiustizie». Claudio Cipolla, vescovo di Padova, si è rivolto invece direttamente ai sindaci: «Non governate fomentando divisioni e paure. Vi affido la domanda di attenzione per i poveri, italiani e non, e vi ricordo i fratelli e le sorelle profughi».
Anche Gianfranco Agostino Gardin, vescovo di Treviso, ha censurato gli atteggiamenti di chiusura: «Si erigono steccati mentali, accentuando convinzioni quali “prima i veneti”, “prima i trevigiani”, fino a chiuderci nella propria stanza. Il “nemico” non è più quello che si presenta sotto le mura, ma è dentro la città. L’immigrato ne è l’esempio più vistoso; ma non è solo lui, è anche il concorrente nell’uso di beni sempre più ridotti, è il povero, il rifiutato». Monsignor Gardin chiede dunque di favorire «reti di solidarietà, di buon vicinato, “banche del tempo”, per dedicarsi un po’ agli altri».
Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza, ha parlato di disoccupazione, sfruttamento minorile e problemi ambientali. Pizziol inoltre ha ricordato il dramma della Lovato Gas, dove i dipendenti rischiano il posto per una delocalizzazione decisa dalla proprietà, e la maxi contaminazione da Pfas.
Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria-Rovigo, ha chiesto ai fedeli di passare «dal rancore alla gratitudine». Infine Renato Marangoni, vescovo di Belluno: ha visitato il carcere di Baldenich, dove uno dei detenuti gli ha chiesto il battesimo.
Francesco Moraglia
Accogliere non vuol dire fare ciò che è impossibile, ma ciò che è nelle nostre possibilità