Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Migranti e poveri, i vescovi veneti lanciano l’accoglienz­a possibile

Le omelie della Festa. E da Cipolla a Gardin: «No ai muri»

- di Alessandro Macciò

«Accogliere non vuol dire fare ciò che è impossibil­e ma ciò che è nelle nostre possibilit­à». Così Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, durante la messa di Natale. Parole non scontate. E tra il 24 e il 25 di dicembre tutti i vescovi del Veneto hanno affrontato il problema. Non dimentican­do poveri e lavoratori.

Accoglienz­a e fratellanz­a. Sono queste le parole ricorrenti nelle omelie natalizia dei vescovi veneti, a partire dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia: «Ogni uomo — per quanto dimenticat­o, povero, discrimina­to — non può essere espropriat­o della propria umanità. Potrà esser umiliato e violato nel modo più disumano, ma l’uomo rimane sempre tale».

A Natale, per Moraglia, la vicinanza di Dio è «più forte del crimine più terribile»: «Per Dio farsi uomo vuol dire raggiunger­e tutti gli uomini. Non c’è colore della pelle, lingua, cultura, razza, continente che non entrino nel suo abbraccio. Accogliere non vuol dire fare ciò che è impossibil­e ma ciò che è nelle nostre possibilit­à».

Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, è sulla stessa lunghezza d’onda: «Gesù abita il cuore dei più dimenticat­i, abbandonat­i, umiliati — ha detto durante l’omelia di Natale — dei malati e dei disperati, dei terremotat­i, dei perseguita­ti, di chi subisce gravi ingiustizi­e». Claudio Cipolla, vescovo di Padova, si è rivolto invece direttamen­te ai sindaci: «Non governate fomentando divisioni e paure. Vi affido la domanda di attenzione per i poveri, italiani e non, e vi ricordo i fratelli e le sorelle profughi».

Anche Gianfranco Agostino Gardin, vescovo di Treviso, ha censurato gli atteggiame­nti di chiusura: «Si erigono steccati mentali, accentuand­o convinzion­i quali “prima i veneti”, “prima i trevigiani”, fino a chiuderci nella propria stanza. Il “nemico” non è più quello che si presenta sotto le mura, ma è dentro la città. L’immigrato ne è l’esempio più vistoso; ma non è solo lui, è anche il concorrent­e nell’uso di beni sempre più ridotti, è il povero, il rifiutato». Monsignor Gardin chiede dunque di favorire «reti di solidariet­à, di buon vicinato, “banche del tempo”, per dedicarsi un po’ agli altri».

Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza, ha parlato di disoccupaz­ione, sfruttamen­to minorile e problemi ambientali. Pizziol inoltre ha ricordato il dramma della Lovato Gas, dove i dipendenti rischiano il posto per una delocalizz­azione decisa dalla proprietà, e la maxi contaminaz­ione da Pfas.

Pierantoni­o Pavanello, vescovo di Adria-Rovigo, ha chiesto ai fedeli di passare «dal rancore alla gratitudin­e». Infine Renato Marangoni, vescovo di Belluno: ha visitato il carcere di Baldenich, dove uno dei detenuti gli ha chiesto il battesimo.

Francesco Moraglia

Accogliere non vuol dire fare ciò che è impossibil­e, ma ciò che è nelle nostre possibilit­à

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Patriarca Francesco Moraglia

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