Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Cancia, otto anni dopo la frana il superstite fa causa alla Regione
Casa distrutta: «Colpa della griglia fatta in economia»
Giuliano Zanetti (in foto
con la moglie), figlio e fratello delle due vittime della frana di Cancia del 2009, fa causa alla Regione per i danni irreparabili provocati alla sua casa: «La griglia di contenimento della frana era inadeguata».
Ottavo Natale fuori casa per la famiglia Zanetti, che dopo la frana letale di Cancia, a Borca di Cadore, non ha ancora ottenuto alcun risarcimento per i danni alla propria abitazione.
Nel luglio 2009 morirono nel sonno, uccisi dall’ondata di fango e detriti che precipitò dalla montagna sovrastante, l’anziana Giovanna Belfi e il figlio Adriano Zanetti. Ora Giuliano Zanetti, rispettivamente figlio e fratello delle vittime, sta portando avanti una battaglia legale per poter riavere la sua casa. Lui, infatti, abitava nello stesso edificio, al piano inferiore rispetto a quella occupato dai parenti uccisi dalla frana dell’Antelao. Nei mesi scorsi è iniziata, davanti al giudice Chiara Sandini di Belluno, una causa civile per risarcimento danni contro la Regione, basata sul fatto che la griglia di contenimento anti-frane posizionata sulla montagna aveva ceduto perché, quando venne installata nel 1996 – anno in cui, nello stesso luogo, si verificò una colata detritica di volume ben superiore a quella del 2009 – era stato scelto dalla Regione stessa il progetto meno costoso. Perciò, secondo il legale di Giuliano Zanetti, Luca Gastini di Alessandria, quella griglia non risultò efficace, dal momento che la vasca di contenimento si ruppe nella parte centrale, facendo così dirottare la colata contro la casa a valle. Nel 1996, invece, il fango e i detriti si erano dispersi e in casa Zanetti erano entrati solo pochi centimetri di fango.
«Dopo l’evento franoso del ‘96 – spiega l’avvocato Gastini – fu istituito un comitato per individuare il miglior progetto per una vasca di contenimento che mettesse al sicuro la frazione di Cancia. Fu scelto il meno costoso. Nel 2009, con la nuova frana, si capì che la vasca non era stata adeguatamente progettata, perché convogliò l’acqua contro le abitazioni della frazione». Insomma, per quanto riguarda la posizione della famiglia Zanetti, «la vasca di contenimento ha peggiorato la situazione – rincara l’avvocato Luca Gastini -. Il progetto per quell’opera era, dei quattro, di gran lunga il meno costoso». Si partiva da 700 mila euro per arrivare a interventi da 2 o 4 milioni di euro. «A questo si aggiunga che non c’è mai stata alcuna proposta di risarcimento materiale per la casa da parte della Regione Veneto. Il Comune di Borca, quantomeno, ha messo a disposizione un terreno edificabile», specifica il legale.
Certo, come risarcimento per la morte della madre e del fratello, Giuliano Zanetti e la sorella hanno ottenuto 200 mila euro ciascuno, ma non un euro per la casa distrutta. Tempo fa furono messi a disposizione 300 mila euro dalla Regione, denaro che sarebbe arrivato solo a lavori eseguiti, ma la famiglia Zanetti non aveva a disposizione la liquidità necessaria. «Sono passati 8 anni dalla notte in cui scese la colata detritica e per tutto questo tempo sono stato ospite, con la mia famiglia, in un appartamentino di mia sorella – dichiara Giuliano Zanetti -. Un’abitazione molto più piccola di quella che avevamo e che ci eravamo costruiti con grandi sacrifici. E pensare che, dopo il luglio del 2009 e fino al 2015, ho continuato a pagare il mutuo della casa che la frana aveva danneggiato irrimediabilmente. Penso di avere il diritto di riavere una casa».
Tutto accadde in una notte, tra il 17 e il 18 luglio del 2009. «Alle 11 di sera, dopo una giornata splendida - ricorda Zanetti - scoppia l’inferno. Piove forte, con tanti lampi che quasi fa giorno. Verso le 3 esco e vado a vedere cosa succede. Salgo sino al ponte, sopra l’invaso, capisco che la griglia di contenimento non regge e chiamo mia moglie. «Scappa», le grido, e poi corro verso casa. La mamma è anziana, non sente. Dopo due minuti, boom, come l’esplosione di una granata: è l’invaso che ha ceduto».