Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Sofiya gettata in un burrone L’urlo. «Me l’hanno uccisa»
Giallo di Cornuda, lo strazio della madre
«Me l’hanno uccisa, non ci posso credere...». È sconvolta la madre di Sofiya Melnik, la 43enne ucraina scomparsa il 15 novembre dall’abitazione di Cornuda che condivideva da 16 anni con Pascal Daniel Albanese (in foto) e il cui cadavere è stato ritrovato da un cacciatore la vigilia di Natale, in fondo a un burrone nel territorio comunale di Romano d’Ezzelino. Il sospetto è che la donna sia stata uccisa proprio dal compagno poi suicidatosi. Oggi l’incarico per l’autopsia.
«Me l’hanno uccisa, non posso crederci». Valentiyna, la mamma di Sofiya, ha saputo al telefono che la figlia è stata trovata in un burrone sul massiccio del Grappa. La donna giovedì scorso ha fatto ritorno in Ucraina dove vive. Questa mattina è attesa a Treviso ma a causa dell’affollamento nei voli per il periodo natalizio potrebbe non riuscire a tornare così in fretta. «È provata, tutti lo siamo» spiega Antonio Zamattia, ex marito della donna, che le è sempre stato vicino dal momento in cui Sofiya è scomparsa da Cornuda (Treviso).
Oggi, alle 11.30, in tribunale a Treviso sarà conferito l’incarico al medico legale Alberto Furlanetto per l’esame autoptico. La 43enne, Sofiya Melnyk, che tutti cercavano dal 15 novembre è stata trovata la vigilia di Natale nel territorio comunale di Romano D’Ezzelino. Erano da poco passate le 13 quando un cacciatore che stava camminando su un tratto scosceso sotto il terzo tornante della strada militare Cadorna, che porta a Cima Grappa, si è imbattuto nel corpo. Nonostante le temperature rigide la donna era sfigurata. Nella zona ci sono molti animali selvatici e le variazioni meteorologiche potrebbero in qualche modo averne ostacolato la conservazione.
Nonostante la cercassero da settimane Sofiya era a mezz’ora di macchina dall’abitazione di Cornuda che condivideva da 16 anni con Pascal Daniel Albanese. Il 50 enne era stato trovato senza vita undici giorni dopo la scomparsa della traduttrice. I familiari dubitano si tratti di un suicidio, nonostante la presenza di alcuni biglietti che hanno orientato gli investigatori verso questa ipotesi. L’auto di Sofiya era stata rinvenuta invece a Maser, in un parcheggio a metà strada tra il luogo in cui è stata trovata la donna e la sua abitazione.
Il corpo è stata trovato rannicchiato, in posizione fetale, ma gli inquirenti sospettano che sia stato gettato quando la 43enne era già morta. Il suo assassino aveva fretta di liberarsene. Non ha lasciato la strada principale ma l’ha scaricato dalla carreggiata facendolo rotolare, forse poco dopo il decesso. L’autopsia, oltre a stabilire le cause della morte, dovrà chiarire a quando risalga.
Sempre questa mattina sarà conferito l’incarico anche per l’esame tecnico sul materiale informatico: hard disk e computer, recuperati nell’abitazione in cui viveva la coppia.
Per la provincia di Treviso un’altra vigilia di Natale funesta. Il 24 dicembre di 10 anni fa era stato trovato il corpo di Iole Tassitani, la figlia del notaio di Castelfranco. «Moventi diversi - ha commentato ieri l’avvocato della famiglia di Iole, Roberto Quintavalle - ci auguriamo che in questo caso i misteri durino meno di quanto stanno durando sul caso di Iole».
La Tassitani era stata rapita il 12 dicembre e poco dopo uccisa e fatta a pezzi. Per l’omicidio è stato arrestato il falegname Michele Fusaro (che potrebbe a breve godere dei primi permessi premio) ma di eventuali complici non si è mai trovata traccia.