Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Morire da sonnambuli Allarme cellulari

Treviso, a 16 anni perde la vita cadendo dalla finestra. «Casi in aumento»

- A. M. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Brikena Mehmeti, 16enne di Ramon di Loria, in provincia di Treviso, è precipitat­a dalla finestra di casa ed è morta: soffriva di sonnambuli­smo. I medici lanciano l’allarme. Patologie in aumento.

Sua figlia Brikena era andata a letto poco prima. Alle quattro di notte, però, Sami Mehmeti ha sentito suonare il campanello e se l’è ritrovata davanti alla porta di casa, con una vistosa ferita alla testa. L’ipotesi più sconcertan­te è anche quella più probabile, confermata dalla pozza di sangue sul marciapied­e del giardino: Brikena, 16enne figlia di albanesi residente con la famiglia a Ramon di Loria (Treviso), è caduta dalla finestra del bagno durante un episodio di sonnambuli­smo.

Era il 15 dicembre e quel giorno è stato l’inizio della fine: dopo il ricovero in terapia intensiva all’ospedale di Castelfran­co, dove inizialmen­te Brikena aveva anche ripreso conoscenza, le condizioni della giovane si sono aggravate fino a venerdì scorso, con l’epilogo dell’arresto cardiaco che l’ha strappata all’affetto dei suoi cari. La finestra del bagno era socchiusa, la tapparella leggerment­e sollevata. Un giallo inspiegabi­le, se non fosse che Brikena ha sofferto di sonnambuli­smo fino a 9-10 anni. E che quella notte forse il disturbo è ricomparso, con conseguenz­e fatali.

In Veneto il fenomeno è in aumento: «Ogni anno seguiamo oltre duemila pazienti dice Gianluca Rossato, responsabi­le del Centro di Medicina del Sonno all’ospedale Sacro Cuore di Negrar (Verona) -. Di questi, circa 250 soffrono di parasonnie, cioè vivono eventi normali durante la vita diurna ma anomali nel sonno, con attività motoria in stati di coscienza dissociata. Sapere i numeri precisi è difficile, anche perché alcuni casi archiviati come suicidio potrebbero dipendere proprio dalle parasonnie; gli incidenti gravi comunque sono pochissimi. Uno studio sul pronto soccorso di Berna, ad esempio, ha dimostrato che su 620 mila accessi solo 11 sono legati alle parasonnie; tra questi, ci sono due politraumi e nessun decesso». I medici di Negrar hanno seguito casi disparati: c’è chi sale in auto e si mette alla guida, chi gioca a basket col cuscino e chi fa la pipì nell’armadio; molti credono di essere inseguiti dai cani o dai ladri e scalciano il partner sotto le coperte per difendersi. Col passare del tempo, comunque, i disturbi si riducono: «Il sonnambuli­smo riguarda il 15% dei bambini fino ai sei anni, il 6% dei bambini fino a 11 anni e il 2-3% degli adulti, ma può ricomparir­e verso la fine dell’adolescenz­a, quando i ragazzi si trovano a gestire situazioni di stress correlato allo studio e ai rapporti coi compagni». Rossato mette in guardia dall’alcol (che favorisce l’eccitazion­e) e dalla tecnologia: «Per garantire l’igiene del sonno, bisogna spegnere lo smartphone e tenerlo lontano dal letto. Purtroppo invece i cellulari sono sempre accesi e si usano anche di notte».

Per tutelare i sonnambuli, il primo passo è la protezione ambientale: «Bisogna togliere le mensole, coprire gli spigoli e chiudere le porte a chiave dice Rossato -. Poi c’è la terapia dei risvegli programmat­i, che consiste nel puntare la sveglia a determinat­e ore e restare svegli un quarto d’ora. L’ultima soluzione sono i farmaci». Dal punto di vista legale, invece, i famigliari del sonnambulo sono responsabi­li (e possono essere accusati di omicidio colposo) solo se il sonnambuli­smo è cronico e dunque prevedibil­e. Un caso ben diverso da quello di Brikena, che sembrava aver risolto il problema anni fa.

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A 16 anni Brikena Mehmeti
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