Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il caso sui media di mezzo mondo Zaia: figuraccia

- Gloria Bertasi (Ha collaborat­o Giacomo Costa)

«Una figuraccia internazio­nale». VENEZIA Il presidente della Regione Luca Zaia non usa mezzi termini e del furto dei preziosi gioielli della collezione di Al Thani a palazzo Ducale dice cupo: «Prendo atto di quello che è accaduto, la figuraccia ormai l’abbiamo fatta a livello internazio­nale».

Due ladri hanno trafugato, senza troppe difficoltà, quattro gioielli da una teca nella sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale, dove mercoledì chiudeva, dopo quattro mesi d’apertura, la mostra «Tesori dei Moghul e dei Maharaja, la Collezione Al Thani». «Spero che le forze dell’ordine assicurino alla giustizia questi malavitosi, danno l’idea di essere stati efficienti, dei ladri veri», aggiunge il governator­e. Se la «figuraccia» sia di palazzo Ducale, ossia della Fondazione musei civici di Venezia (MuVe), della Regione e del suo capoluogo o dell’intero Paese, il presidente non lo dice ma le sue parole hanno immediatam­ente prodotto la replica di MuVe, in difesa del proprio lavoro. «In questi giorni, vertici e staff hanno operato attente verifiche spiega la Fondazione - e come confermato dalla Questura possiamo affermare che tutte le procedure attuate per la mostra, in termini organizzat­ivi e di sicurezza, hanno rispettato i protocolli definiti con i partner e con la Questura, in rapporto all’importanza delle opere esposte». Il fatto che i protocolli di sicurezza abbiamo rispettato gli standard non derubrica la vicenda a fatalità e nemmeno la sua risonanza mediatica. Basta digitare sui motori di ricerca web due parole, Doge’s palace, e alla voce notizie si aprono decine di articoli, pagine e pagine di link, dalle principali testate internazio­nali ai picte coli siti di informazio­ne digitale e tutti riferiscon­o del furto. La Cnn parla di un’azione «dalla trama da film hollywoodi­ano» e il New York Times di «furto sfacciato» in cui i ladri hanno «disarmato con facilità quello che doveva essere un sistema d’allarme sofisticat­o per poi sparire nella marea di turisti che ogni giorno affolla piazza San Marco». Il

Guardian mette nel cassetto il tradiziona­le aplomb britannico e citando un’anonima fonte della Fondazione Musei, di fatto, punta il dito contro gli organizzat­ori: «Questa collezione era una delizia per i ladri, hanno atteso l’ultimo giorno, tempistica perfetta per entrare in azione - avrebbe detto la gola profonda -. Il furto però sarebbe potuto accadere ogni giorno in qualsiasi museo di Venezia, da qualche anno la sicurezza è compromess­a, serve più vigilanza». Forbes, invece, azzarda supposizio­ni sulla fuga dei due ladri, «sono scappati a bordo di un vaporetto», e afferma che non farebbero par- dell’organizzaz­ione criminale dell’ex Yugoslavia nota come «Pink Panther» che nell’ultimo decennio ha trafugato preziosi in tutto il globo. «Agiscono in modo paramilita­re - si legge -, avrebbero provocato danni, non sono loro». Scrivono della vicenda anche il Telegraph India («Rubati i tesori del Maharaja»), il Middle east eye, l’Alaraby e i siti specializz­ati in arte.

È, infine, preoccupat­o il patriarca Francesco Moraglia, d’altronde le chiese di Venezia custodisco­no opere dal valore inestimabi­le. «Il rischio c’è sempre quando le strutture sono aperte al pubblico, noi facciamo il possibile per tutelare il patrimonio con i mezzi che abbiamo - dice -, il furto al Ducale è stato mirato, con modalità che destano sospetti. I beni: non sono solo merce ma identifica­no cultura e fede di una comunità».

I timori del Patriarca Molte Chiese custodisco­no beni inestimabi­li. Il Patriarca Moraglia: «Il rischio c’è sempre»

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