Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Luca e Alex, rose bianche e niente lettere

- di Emilio Randon

«Non è facile capire cosa Dio vuole». Don Roberto Castegnaro non chiede e non indaga. Eppure la risposta sembra essere lì, aleggia nella navata..

«Non è facile capire cosa Dio vuole». Don Roberto Castegnaro non chiede e non indaga. Eppure la risposta sembra essere lì, aleggia nella navata della chiesa, è nei cuori ed è alla portata di tutti: Dio sarà anche imperscrut­abile ma non disdegna l’amore di due ragazzi dello stesso sesso, vuole stare con loro, dove li hanno messi, una bara accanto all’altra in un unico funerale, così come sono morti insieme. Misterioso caso mai è solo il modo in cui il lutto privato di due famiglie esondi nei significat­i per diventare riconoscim­ento civile e consacrazi­one cristiana.

In chiesa, ieri ad Arzignano, erano lacrime e fiori bianchi. I genitori di Luca - Gabriella e Davide Bortolaso – sedevano accanto a quelli di Alex - Giuliana e Daniele Ferrari – abbracciat­isi per la prima volta. Sull’altare cinque preti a celebrare e tutto intorno la gente di tutti giorni, ma più forte era la presenza di una folla di ragazzi e ragazze che si muoveva laterale alla cerimonia, premeva e si fermava in punta di piedi. Non è facile raccontare il loro dolore, il modo in cui saliva in gola: Alessia e la sua amica Alina, ad esempio, erano sul sagrato e ricordavan­o le ricette di Luca.

Ridevano: «Quella sera Luca ci cucinò il riso all’arancia. E per secondo ci preparò dei cosciotti di pollo alla clementina». La mezzanotte doveva ancora scoccare ma Alessia non ce la fa, rompe nel pianto e scappa via. Alina è più piccola di Alessia, non ha neanche 18 anni, sono della zona del Garda. Dormivano nella stanza accanto. Il 2017 era appena passato, il 2018 si affacciava sei giorni fa nella baita di Ferrara sul monte Baldo, una vecchia casa con una sola stanza riscaldata, la loro. Dopo aver mangiato il riso all’arancia e i cosciotti insieme hanno brindato al nuovo anno e sono andati a dormire. Alessia è quella che si è alzata prima e li ha trovati morti sul letto, il racconto finisce in un singhiozzo. Una cosa sola dice ancora, «una sola, per Alex che amava scrivere: se le mando un suo racconto, me lo pubblicate?».

Luca amava cucinare ed era – come dire? - un po’ più riservato di Alex che invece faceva il mattacchio­ne, postava, amava scrivere e farsi vedere. In rete ci sono le sue immagini e i suoi video, meno quelli di Luca. Lisa, l’amica con la quale lo si vede su You Tube a bordo di una Panda in viaggio per il Gay Pride del 2016 a Verona, era la sua confidente e gli faceva da spalla, assieme allestivan­o siparietti, montavano gags e le mandavano in rete. Lui adolescent­e, così magro e fragile che accanto a lei, più robusta e ridanciana, sembrava venire da un casting della narrazione gay. Insieme erano la cifra dell’allegria. Fanno un gioco ad un cento punto, iniziano delle canzoni in inglese per poi interrompe­rsi e lasciare al «pubblico» il compito di continuare. Lei non sa l’inglese e gli chiede di tradurre, la strofa è un po’ porcella, lui ride, è imbarazzat­o ma alla fine traduce. Non c’è niente di volgare in come lo fa.

Di Luca c’è una sola foto, compare dietro ad Alex, ammiccante. Tutti e due un po’ schiocchin­i, felicement­e spensierat­i, impertinen­ti con il ciuffo sulla fronte e incredibil­mente simili, tutti e due somigliant­i al Mowgli disneyiano del «Libro della giungla». Al movimento gay mancava questa cartolina, l’icona dell’amor cortese, putti e amorini, Alex e Luca cupidi di se stessi in un manifesto che allontana l’ombra greve della carne.Il sindaco di Lonigo – Luca Restello - paese di origine di Luca, li ha definiti «romantici». Se diciamo questo non è per mancanza di rispetto ma perché ha a che fare con quanto è accaduto in questi giorni e ha avuto il suo culmine ieri allorché un funerale è sembrato diventare qualcosa di più di un omaggio alla memoria di due ragazzi morti. Don Roberto Castegnaro se ne è accorto tardi - «non sapevo del loro legame quando ho acconsenti­to alle doppie esequie, ora non posso certo tirarmi indietro» – così come le famiglie - che pur l’hanno voluto - sono rimaste infastidit­e dalla risonanza mediatica: il «chi sono io per giudicare?» di Papa Francesco è sembrato diventare prassi, qualcuno dalle parti del movimento arcobaleno vi ha visto il riconoscim­ento di un’unione o, più clamoroso ancora, la consacrazi­one post mortem di un vincolo gay.

Ecco che il parroco ha deciso di attenersi strettamen­te al rito canonico, niente discorsi profani in chiesa, la lettera che gli amici di Alex e Luca avevano scritto e che volevano fosse letta al termine della cerimonia è stata respinta e anche i famigliari dei ragazzi hanno espresso il desiderio di una maggiore riservatez­za chiedendo alla stampa di rimanere fuori dalla funzione.

Lisa e gli amici l’avevano invece vista così: tre rose bianche ciascuno, una da depositare sulla bara color noce di Alex, l’altra sulla bianca di Luca, la terza da consegnare nelle mani dei famigliari. Non è stato possibile, anche la lettera che avevano scritto è finita in un cesto. Così è andata, con uno sciame di palloncini colorati in volo fuori dalla chiesa, di cui uno era l’emoji del sole che ride.

Non sapevo del loro legame quando ho acconsenti­to, ora non posso tirarmi indietro

Ho una sola richiesta, per Alex che amava scrivere: se mando un suo racconto, lo pubblicate?

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