Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Colpo al Ducale allarme bloccato da un telecomando E la teca è stata aperta senza scasso
Il questore: «Task force di 30 esperti per catturare i ladri. Banda numerosa e tecnologica»
Un apparecchio in grado di bloccare il segnale radio per un tempo sufficiente a mettere a segno il furto dei gioielli a Palazzo Ducale. È l’ipotesi alla quale lavora la
task force di 30 uomini messa insieme dal questore Vito Gagliardi: «Si occuperanno solo di questo caso», spiega. Il ladro ha usato dei guanti.
Per gli esperti potrebbe VENEZIA trattarsi di un jammer. In pratica, uno strumento in grado di leggere le frequenze radio e disturbare il segnale.
Sarebbe questa la tecnica utilizzata dai ladri di Palazzo Ducale per aprire indisturbati la teca di vetro che proteggeva i gioielli della mostra veneziana «Tesori dei Moghul e dei Maharaja – La collezione Al Thani». L’ipotesi, al vaglio degli investigatori, è che l’uomo con il pizzetto, quello che materialmente afferra i gioielli, disponesse di un congegno elettronico e che proprio con quello sia riuscito a ritardare l’allarme per il tempo sufficiente ad aprire il pannello di vetro che custodiva la spilla e gli orecchini di platino e pietre preziose, vere opere d’arte del gioielliere indiano Viren Bhagat.
La tesi parte da un dato di fatto: non ci sarebbe alcun segno di scasso nella teca. Quindi, i malviventi disponevano di qualcosa di simile a una chiave, in grado di sbloccare l’apertura. L’apparecchio hi-tech, invece spiegherebbe il perché l’allarme non è scattato se non dopo che i due si sono allontanati: il jammer crea uno schermo con un raggio di azione soltanto di qualche metro.
Nessuna conferma ufficiale arriva dalla polizia, che in queste ore indaga nel più stretto riserbo. Ma se è davvero con un «telecomando» che è stato compiuto il furto dell’anno, allora occorre capire dove se lo siano procurati.
Di certo, i malviventi entrati in azione mercoledì mattina avevano studiato il piano con attenzione, stando ben attenti a non lasciare tracce. Neppure le impronte digitali sulla teca. Il ladro indossava infatti dei guanti molto leggeri, probabilmente simili a quelli che si trovano in qualunque distributore di benzina per consentire ai clienti di non sporcarsi le mani di carburante.
Nel video ripreso dalle telecamere di sorveglianza, lo si vede avvicinarsi alla teca tenendo una mano nella tasca del piumino che indossa. Il complice è a un paio di metri da lui. Appena si allontanano i quattro visitatori presenti (fonti investigative riferiscono che nessuna guardia, in quel momento, era nella sala) entrano in azione. Il complice si avvicina e gli passa qualcosa, forse proprio quella sorta di passepartout con il quale sbloccare il pannello della vetrina. L’uomo lo apre quel tanto che basta per infilare la mano con il guanto, prendere i gioielli, infilarli in tasca e richiudere la teca, per poi dileguarsi. Un colpo durato una manciata di secondi.
Gli investigatori hanno sentito i lavoratori del Ducale, compreso il capo della sicurezza. E ieri c’è stato un vertice tra la polizia e il magistrato Raffaele Incardona.
Il questore Danilo Gagliardi, non entra nel dettaglio della tecnica usata dai ladri, si limita a confermare che «la serratura non è stata forzata» e che «i malviventi avevano a disposizione degli strumenti tecnologici». Nient’altro. Sul fronte delle indagini, però, dice qualcosa di più: «Abbiamo tre piste, che riteniamo buone». Alla caccia ai ladri, assicura, è data la massima priorità: «L’impegno è totale. Per arrivare alla cattura ho creato una task force di 30 professionisti che si occuperanno esclusivamente di questa indagine. È composta dallo Sco (il servizio centrale operativo, gli stessi che hanno risolto il furto dei quadri dal museo di Castelvecchio, avvenuto nel 2015 a Verona, ndr) e dagli agenti di squadra mobile, polizia scientifica oltre che da alcuni specialisti della Digos».
Ma quanti sono i ladri? Difficile credere che ad agire siano stati soltanto i due uomini filmati. «Il sospetto - conclude - è che la banda sia composta da un numero elevato di persone».