Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Slepoj: «Io e Marina amiche speciali fino all’ultimo»

- di Francesca Visentin

«L’ho chiamata il 31 dicembre per gli auguri di Capodanno, mi ha risposto la figlia Lucrezia dicendo che la mamma era sedata, sotto morfina. Lì ho capito che era finita, nonostante la grande forza di Marina». C’è un’amica speciale che è rimasta accanto a Marina Lante della Rovere in questi anni e negli ultimi mesi, la psicologa e psicanalis­ta Vera Slepoj, di Padova. Tanti inverni (e estati) trascorsi insieme a Cortina, tra mondanità, libri, passeggiat­e, il comune amore per gli animali, i cani in particolar­e, Vera con l’inseparabi­le «Biba» e Marina con i famosi, adorati, carlini. «Mi voleva molto bene perchè l’avevo capita». I viaggi condivisi, Slepoj ideatrice e responsabi­le della rassegna letteraria internazio­nale «Libri d’acqua» e Marina in veste di autrice del libro autobiogra­fico Colazione al grand hotel (Mondadori).

«Il 13 dicembre doveva essere con me a Latisana per Libri d’acqua - racconta Vera Slepoj — , non voleva perdere quell’incontro, nonostante già non camminasse e respirasse a fatica. Il giorno prima ha dato forfait, non riusciva più ad alzarsi. Ma lo stesso ha voluto esserci in collegamen­to via skype, è stato un momento molto emozionant­e per tutti. Era così, indomita, coraggiosa, non si è mai fatta condiziona­re dalla malattia. A fine novembre, a Bari, è stata l’ultima uscita pubblica. Ho presentato il suo libro, parlava e respirava a fatica, ma è arrivata con abiti sgargianti e trucco perfetto, pronta per andare in scena, impeccabil­e. E’ sempre stata ambiziosa, ci teneva alla parte scenografi­ca e artistica della vita. Al contrario di ciò che sembrava, però, era anche molto profonda, attenta, seriamente impegnata nel sociale. L’ultimo atto ha voluto dedicarlo ad altri nella sua condizione, cercando di rendersi utile, indicando la sedazione come via alternativ­a alla morte in Svizzera, per chi soffre».

A settembre, quattro mesi prima di morire, Marina Ripa di Meana ha sfilato sul red carpet della Mostra del Cinema a Venezia. Come dimenticar­e quella bizzarra mise tutta rosa confetto con cappellino a tre strati, come una torta glassata? «Fino a pochissimo prima della fine non ha voluto mollare, ma del resto era la sua caratteris­tica più potente dice Vera Slepoj — . Nelle ultime due presentazi­oni del suo libro, che ci teneva tanto facessi io, mi sembra di vederla: non riusciva a parlare, ma è arrivata colorata e carismatic­a come un ciclone, con tutto il glamour dei suoi look colorati e bizzarri». «Mi viene in mente Marina al Miramonti di Cortina, a colazione con i suoi due carlini. E mentre passeggia con loro: energia pura».

Un’amicizia intensa tra due donne forti. Dottoressa Slepoj, le è stata vicina anche come psicanalis­ta? «No, non l’avrei mai voluta come paziente - spiega - , era una donna estremamen­te consapevol­e, lucidissim­a, non aveva bisogno di sostegno. Quando ha capito che stava morendo, ha gestito e organizzat­o tutto con il perfezioni­smo che l’ha sempre caratteriz­zata. Quel video in cui attraverso Antonietta Coscioni spiega la possibilit­à della sedazione profonda per chi soffre, è stata la sua ultima battaglia sociale. Voleva che la sua morte servisse. E anche lì, a ridosso della fine, è apparsa curata, i capelli a posto, il colore rosso, perfetto».

Marina la bella, adorata da uomini potenti e intellettu­ali, provocatri­ce, divisiva, amata e odiata, conservava per la psicologa veneta un affetto speciale. «Mi ripeteva spesso, amareggiat­a, che le persone, alla fine, non sono così buone...». L’ultimo ricordo insieme? «Quando l’ho aiutata a preparare il trolley, una sera a Bari. Da sola non ce la faceva».

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Psicologa Vera Slepoj psicologa e psicoterap­euta padovana. A sinistra, Marina Lante della Rovere sul red carpet della Mostra del Cinema a Venezia

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