Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Colpo al Ducale punti fermi e le domande senza risposta

- Eleonora Biral

Una delle poche certezze del colpo di mercoledì al Ducale di Venezia, è che i gioielli sono stati rubati. Ai punti fermi (l’orario del colpo, l’uso di guanti per non lasciare impronte) si aggiungono molte domande ancora senza risposta, a cominciare dal valore della refurtiva. Una su tutte: quanti sono realmente i complici dei due ladri che hanno agito?

L’unica certezza è che i VENEZIA gioielli sono spariti. Sono passati quattro giorni da quando una banda di ladri ha messo a segno quello che è già stato definito il furto del secolo: una spilla e un paio di orecchini rubati alla mostra dedicata ai tesori del Moghul e dei Maharaja a palazzo Ducale, nel cuore di Venezia. Quattro giorni durante i quali la polizia ha visionato decine di filmati delle telecamere e cercato tracce utili a identifica­re gli autori del furto. I dubbi sono ancora tanti e per gli investigat­ori potrebbero volerci mesi per risolvere il caso. Intanto ieri la task force messa insieme dal questore ha fatto un nuovo sopralluog­o al Ducale per cercare di rispondere alle molte domande ancora aperte.

LA REFURTIVA

I ladri hanno rubato una spilla e un paio di orecchini in oro, platino e diamanti di proprietà dello sceicco qatariota Hamad bin Abdullah Al Thani. Il valore doganale di cui si era parlato, 35mila euro, determina l’importo dei dazi, ma quello «commercial­e» sarebbe di circa tre milioni. Un valore comunque inferiore rispetto a quello di altri gioielli esposti alla mostra e questo porta gli investigat­ori a definire due piste.

IL MANDANTE

I ladri non hanno nemmeno toccato un collier riposto nella stessa teca. Quello che volevano erano gli orecchini e la spilla e li hanno prelevati con una facilità sospetta. Possono aver scelto proprio quei gioielli solo per due motivi. Il più ovvio è che abbiano agito su commission­e, eseguendo l’ordine di un compratore. L’altra ipotesi è che vogliano smontare i monili per rivenderne il platino e le pietre preziose.

LA TECA

Resta da capire come siano riusciti ad aprire lo «scrigno» di vetro che custodiva i gioielli. La teca ha una serratura meccanica nella parte inferiore e, una volta inserita la chiave, è possibile aprire l’anta. Gli accertamen­ti dimostrano che l’espositore non è stato scassinato. Il ladro che l’ha aperto ha armeggiato per tre, al massimo quattro secondi sotto la teca e poi ha messo le mani sui preziosi. Questo modo di operare fa restringer­e il campo a due ipotesi: o il bandito aveva una copia della chiave (al una sorta di passeparto­ut) oppure la teca era aperta. Quanto basta per ipotizzare che ci fosse una talpa.

IL BASISTA

Un furto simile non può essere commesso solo da due persone. Il questore ha spiegato che la banda era composta da «numerosi elementi». Quindi c’erano dei complici all’interno, e probabilme­nte anche all’esterno, della mostra. Un basista potrebbe averli aiutati in qualche modo ad aprire senza difficoltà la teca. Inoltre, il dispositiv­o di sicusposit­ivo rezza prevedeva la presenza di due guardie armate e tre guardiasal­a. Non è chiaro se la persona che doveva controllar­e la Sala dello Scrutinio fosse presente.

L’ALLARME

L’impianto di allarme è di tipo luminoso e si attiva quando i gioielli vengono prelevati dagli espositori. L’impulso arriva alla «control room». Da qui gli addetti ai lavori verificano da quale espositore provenga e avviano una sorta di catena avvisando la portineria, il caposerviz­io, i guardiasal­a e le guardie. Mercoledì il segnale si è attivato ma l’impulso è arrivato alla centrale di sicurezza con un minuto di ritardo. I ladri potrebbero aver utilizzato un di- in grado di disturbare le frequenze radio e, quindi, di «disattivar­e» momentanea­mente l’impianto.

LA FUGA

I ladri in meno di un minuto riescono a prelevare i gioielli e ad uscire mentre il protocollo di sicurezza ne richiede circa tre. Trascorsi i quali, i criminali erano già sulle passerelle per l’acqua alta in piazza San Marco: è probabile che si siano incamminat­i verso Rialto.

LE INDAGINI

La squadra mobile e lo Sco da mercoledì hanno eseguito diversi sopralluog­hi a palazzo Ducale. I ladri non si sono preoccupat­i che i loro volti venissero ripresi, perciò è probabile siano incensurat­i e stranieri. L’uomo che ha estratto i gioielli dalla teca indossava dei guanti da benzinaio. La polizia non ha ancora chiarito se sono state trovate impronte e venerdì hanno presentato una prima relazione al pubblico ministero Raffaele Incardona.

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