Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Venezia, progetto pilota: pagato con fondi pubblici

La Regione sperimenta nuovi progetti di «inclusione sociale»

- Zambon

La «prima volta» sarà a Mestre, nel quartiere di Altobello. Arriva la «badante di condominio», anzi, «di quartiere» appunto. La figura è inserita nel progetto finanziato da Comune e Regione di 65 alloggi per anziani che vivranno fianco a fianco, però, anche con studenti e giovani coppie. Nel welfare che verrà ci sono anche il co-housing smart per anziani, fra robotica e lavanderia in comune a Treviso e la possibilit­à di «adottare un nonno» o di reinserire i senza fissa dimora nella vita attiva.

Co housing smart A Treviso nasce Borgo Mazzini, 40 casette hi tech (e lavanderia in comune) per «longevi» Seconda opportunit­à Per quasi 4 mila clochard arriva la chance per reinserirs­i nella vita attiva

Il sociale che verrà, in VENEZIA Veneto, avrà i colori del welfare nord europeo e scandinavo: meno strutture «chiuse», tipo la classica casa di riposo, e sempre più soluzioni creative. La Regione sta puntando su una serie di sperimenta­zioni nel sociale in cui si gioca con regole diverse, secondo modelli inediti legati a società invecchiat­e in cui si fanno meno figli.

Gli anziani, ad esempio, potrebbero avere una badante da condivider­e all’interno del condominio. E sempre per loro, e per i volontari che aderiranno, arriva la formula «un nonno in affido». Progetti sperimenta­li sono stati pensati anche per i senza fissa dimora, con fondi destinati non solo a nutrire ed offrire un tetto nelle notti più fredde ma anche a proporre il reinserime­nto nella vita attiva. Partiamo dai 65 alloggi dedicati ai «longevi» nella zona di Altobello, a Mestre. Oltre alla casa Ater, ci sarà anche il bonus della «badante di condominio» o, in questo caso, «di quartiere». Nel progetto finanziato con soldi europei, gestito dal Comune di Venezia insieme alla Regione, c’è, appunto, anche questo servizio: una figura di supporto che allevia sia le esigenze materiali degli anziani (piccole commission­i) ma anche la solitudine.

Sul tavolo, dopo la recentissi­ma legge regionale dell’ottobre scorso sulla qualificaz­ione e il sostegno degli assistenti familiari, per ora ci sono solo 500 mila euro, tanto basta per avviare registro e sportello badanti oltre a dei percorsi di formazione. In altre città le badanti di condominio esistono già ma sono retribuite da tutti i condomini: in questo caso, invece, il ruolo diventa parte integrante di un progetto di inclusione.

Se n’è parlato molto, ieri, durante il Focus Group a palazzo Ferro Fini con il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti sul tema delle «Città e Regioni inclusive per la famiglia sostenibil­e», organizzat­o dalla Presidenza del Consiglio regionale assieme alla Iffd (Internatio­nal Federation for Family Devolpment). In sostanza, dall’Onu in giù (era presente Daniela Bas, direttrice generale della Divisione per le Politiche sociali e lo Sviluppo delle Nazioni Unite), ormai i temi si intreccian­o (mobilità, trasporti, politiche sociali, programmaz­ione urbana) e la povertà è anche quella del tempo, della conciliazi­one fra famiglia e lavoro, e degli affetti. E allora si programman­o politiche sociali diverse.

«Il 2018 sarà l’anno delle sperimenta­zioni - spiega l’assessore regionale Manuela Lanzarin - e poi, dal 2019, si parte con il piano regolatore del sociale in qui trasformar­e gli esempi virtuosi in buone pratiche diffuse». E i soldi per farlo arriverann­o soprattutt­o dall’Europa che premia progetti integrati. La parola d’ordine, insomma, è «inclusione sociale». Anche per i clochard. Fra gli altri capitoli del libro dei sogni (però con coperture finanziari­e già pronte)c’è il Progetto Dom Veneto: 3900 senza fissa dimora potranno contare su 3,3 milioni di euro con percorsi di reinserime­nto nella vita attiva. E i fondi per gli interventi struttural­i arrivano a 7 milioni di euro. Tornano le «Riserve di alloggi nell’edilizia residenzia­le pubblica» in cui fino all’8% entreranno giovani under 35, per un altro 8% coppie sposate da non più di 3 anni e altrettant­i per le famiglie costituite da un unico genitore, una categoria in forte crescita.

L’altra grande novità riguarda l’affido di anziani e adulti. La legge esiste da tempo ma è rimasta, fin qui, sulla carta. Il progetto sperimenta­le durerà un anno e potrà contare su 600 mila euro per partire. Entro l’anno ci saranno i bandi aperti al terzo settore con contributi da 10 mila a 40 mila euro a progetto che andranno spesi in formazione degli «aspiranti nipoti» affidatari che, invece, non saranno retribuiti. In pratica saranno volontari dichiarati idonei ad adottare un nonno, per così dire. E il «nonno» in questione sarà un anziano autosuffic­iente a rischio o in condizione di disagio sociale.

Si va dal «piccolo affido» (l’equivalent­e di un nipote che esegue alcune commission­i e passa a dare un saluto), «affido di supporto» (presenza più assidua) fino all’affido di convivenza, una vera e propria «adozione» dell’anziano che va a vivere con una famiglia o, viceversa, un giovane che si stabilisce dal nonno. Infine, a Treviso, partirà «Borgo Mazzini Smart Cohousing».

Vicino alla sede dell’Israa (la casa di riposo) nasceranno una quarantina di alloggi hi tech per anziani autosuffic­ienti. «Saranno appartamen­ti con il più alto livello di domotica - spiega Lanzarin - ma anche già predispost­i per continuare ad essere usati da anziani che ci entrano come autosuffic­ienti e, poi, necessitan­o di agevolazio­ni ad esempio per ridotta mobilità. E non mancherà la presenza e il coordiname­nto con gli operatori dell’Ulss e i servizi sociali». A Borgo Mazzini, però, si va oltre, pur essendo appartamen­ti singoli, ci saranno ambienti in comune, dalla lavanderia al salone. Per ricreare quegli spazi di comunità che si è sbriciolat­a dal dopo guerra in poi.

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Intergener­azionale Fra gli obiettivi delle nuove politiche sociali c’è un legame più stretto fra giovani e anziani

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