Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il direttore delle Belle arti: «Sembra l’opera di uno studente»
«Ma quale testa di statua? Ma quale opera d’arte?» Di volti abbozzati nel marmo, come quello scoperto venerdì sotto le passerelle per l’acqua alta, ne è pieno il cortile dell’accademia delle Belle Arti. Rotolano lì, sopra l’erba, i primi approcci degli studenti alla pietra. E «scolastico» sembra essere anche il viso di donna abbandonato pro-tagonista dell'indagine. La convinzione del direttore dell’Accademia Giuseppe Labruna smonta tutte le ipotesi fatte fino ad ora. Statua classica? «Impossibile». Il bottino di un furto d’arte troppo pesante da trasportare? «Nemmeno». L’oggetto di qualche collezione privata? «Lo escludo». L’opera di un cimitero? «Figuriamoci. Questo manufatto sembra il lavoro di qualche nostro allievo. O di qualche laboratorio di marmo nei dintorni». Tutto fuorché una rappresentazione artistica di qualche valore. Motivi elementari, per il docente di scultura: «È sbozzata, non è finita. Né gli occhi e nemmeno la parte laterale. Si vedono anche i colpi di gradino. È un prodotto tentato da un giovane dopo aver trovato un pezzo di marmo». E la testa, a conferma della sua tesi, è proprio il primo incontro degli studenti con la pietra da lavorare. «Ne abbiamo tante di simili qui in cortile». Nemmeno il ferro che sbuca sotto la testa può indicare un’appartenenza a una scultura, dice Labruna: «Sarà servito per sostenerla e osservarla durante la lavorazione». Com’è finito lì? «Credo — condivide assieme a Luana Zanella, presidente dell’Accademia — Sia lo scherzo di un burlone».