Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’autodifesa dei Musei civici: «La sicurezza era all’altezza tutto il piano ha funzionato»
Belli: «Il valore di gioielli? In Dogana dichiarati 33 mila pound»
Mostra Gribaudi: «Mostra e teca progettate da Al Thani» Gare Assegnati ieri i servizi di bookshop e di caffetteria
Sicurezza? «In sala VENEZIA c’erano costantemente cinque persone, due guardie armate e tre guardiasala, secondo noi non erano necessari numeri più alti», dice Cristina Gribaudi. Il luogo? «Avevamo proposto l’appartamento del Doge che già aveva ospitato esposizioni, ma la Fondazione Al Thani ha preferito la sala dello scrutinio, cercava qualcosa di più monumentale per un allestimento spettacolare», precisa Gabriella Belli. Cinque giorni dopo il colpo a Palazzo Ducale con il furto di due gioielli della mostra dei tesori dell maharaja i Musei civici spiegano quanto accaduto. Parlano presidente e direttore, assistiti dal segretario organizzativo (e responsabile della sicurezza) Mattia Agnetti. «Ma già preciso che non potremmo rispondere a domande sul furto, ci sono dice precisa Gribaudi dopo il consiglio di amministrazione della Fondazione. Nessuna comunicazione urgente, si affretta a precisare, il cda era stato fissato l’8 gennaio già a metà dicembre per l’aggiudicazione delle gare relative ai servizi di bookshop e caffetterie. «Poi è chiaro, abbiamo discusso di quello che è successo, il sindaco è sempre stato al nostro fianco», spiega la presidente. Quella della Fondazione però è una presa di distanze. «Abbiamo ospitato la Fondazione Al Thani a Palazzo Ducale così come ha fatto il Grand Palais e il Metropolitan — racconta la presidente —. La sicurezza è stata condivisa con la questura e con la stessa Fondazione , definita da tutti adeguato. Il giorno del furto tutto il sistema di sicurezza ha funzionato secondo il piano preposto, sono stati i malviventi ad agire con destrezza».
Inevitabile però pensare che qualcosa non abbia funzionato se i ladri sono riusciti a prendere i gioielli e scappare nonostante quattro minuti dopo il colpo, la porta del Ducale è stata chiusa. «Tutto quello che doveva funzionare funzionava — ribadiscono Gribaudi e Belli — l’allarme non era muto, è stato sentito da chi doveva sentirlo, alcuni segnali sono più delicati di altri, il rischio era di provocare il panico quindi l’unico allarme udibile a tutti è quello anti-incendio». Rimangono le domande ancora senza risposte, come quella sul valore dei soldi. «Per noi è quello doganale, se volete conoscere quello effettivo dovete parlare con la Fondazione Al Thani che si è occupata anche dell’assicurazione», dice la direttrice Gabriella Belli. Aggiunge Agnetti: «Trentatrè mila pound è quello che abbiamo comunicato alla Dogana».
L’eco del colpo ancora risuona, l’immagine di Venezia e dei Musei civici non è stata quella che sperava di dare al mondo il sindaco, ma dopo «un primo choc iniziale — confessa la presidente —abbiamo ripreso a lavorare: la priorità fin dal mio insediamento è stata la sicurezza in tutti gli undici musei del circuito della fondazione, oltre che l’abbattimento delle barriere architettoniche». Lo rifarebbe? «Cosa, ospitare la mostra? Certo perché non dovremmo, quando chiediamo un presto dobbiamo compilare anche 40 pagine di formulari prima di ottenerli, senza considerare che spesso abbiamo anche le verifiche dei vigilantes, comunque non è questo il caso». La Fondazione Al Thani infatti si è occupata di tutto: ha scelto la location, portato le teche progettate dalla Bcg un studio di architettura francese, perfino la pulizia è stata seguita dall’emiro. «Erano gli stessi espositori usati a Parigi, noi abbiamo solo fornito gli spazi», continua Gribaudi.
Questione gare: il servizio di caffetteria è stato assegnato alla Meeting e Dinning Service del Casinò (per 160 mila euro), quello bookshoop ad un’Ati composta da Artemisia e Palacio y museo (360 mila) entrambi per tre anni. Fra una decina di giorni toccherà a quella dei guardiasala: l’istruttoria è ancora in corso.