Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Asco, fusioni e strategie sul gas La guerra e le scelte dimenticate
Il Veneto si scanna sulla Madia, Lombardia e Toscana pensano già al dopo
Tra Toscana e Marche, la multiutility di Prato Estra, che ha riunito Prato, Arezzo e Siena, e 97 Comuni, dopo aver deciso per la Borsa, prende ora a bordo la marchigiana Multiservizi di Ancona, in mano a 44 Comuni di Ancona e Macerata.
Su questo terreno non si registrano invece passi visibili dalla galassia Asco, dopo aver interrotto a settembre la trattativa per integrare la multiutility lombarda AebGelsia (per il 71% del Comune di Seregno, che quoterà ora da sola le attività del gas). Specie in Veneto, dove intanto avanza, non senza difficoltà, la fusione tra la veronese Agsm e la vicentina Aim, entrambe non quotate. E dove Ascopiave, almeno sul gas, potrebbe tentare di far valere il peso del settimo operatore nazionale nella distribuzione (805 milioni di metri cubi nel 2016, a fronte dei 354 di Verona e dei 249 di Vicenza) e il basso indebitamento (la leva finanziaria - rapporto tra capitale e posizione finanziaria netta - è cinque volte migliore della media delle maggiori utilities, mentre il debito eguaglia l’Ebitda, a fronte di una media di 2,6 volte).
Allo stesso modo nessuna mossa visibile (equivalente alla conferma dello status quo) si registra sull’altra scelta strategica messa sul tavolo due anni fa dal fondo Amber. Visto che i guadagni della vendita - era la tesi del fondo d’investimento che ha il 4% di Ascopiave - sul mercato libero si assottigliano, e la pressione salirà con la definitiva liberalizzazione, che rende competitivi solo i colossi (secondo il Garante dell’energia, nel 2016 Eni ha venduto 12,2 miliardi di metri cubi, Edison 8,3, Enel 6,6, Iren 2,4, Hera 2, Ascopiave 800 milioni), sarebbe preferibile vendere la società del settore, Ascotrade, e reinvestire nell’acquisizione di reti di distribuzione, più stabile e che può dare dividendi.
È la linea della società, aveva replicato in assemblea dei soci il presidente Fulvio Zugno, messo poi alla porta dalla Lega.
E se si guarda ai primi nove mesi del 2017 di Ascopiave, rispetto al 2016, si vede come i volumi di gas distribuiti salgono da 529 a 550 milioni di metri cubi a parità di perimetro, e a 593 con le acquisizioni, con l’Ebitda che sale del 14% a 34 milioni di euro, da 29,7; al contrario il gas venduto sul mercato libero scende da 529 a 520 milioni e l’Ebitda del 16%, a 33,6 milioni da 40. In un quadro in cui tra l’altro gli analisti della Sim Intermonte non mancano di avvertire, in uno studio di novembre, guardando al solo terzo trimestre, che anche i margini della distribuzione siano sotto pressione.
E nell’attuale fase di consolidamento del mercato libero, che spinge a rastrellare quote di mercato, mandando alle stelle i valori delle ultime acquisizioni, secondo alcune valutazioni, se si utilizzassero quegli stessi parametri, la valutazione di Ascotrade potrebbe spingersi anche a 500 milioni di euro. Dando munizioni fin che si vuole da giocare nelle gare d’ambito, vera scommessa sul futuro di Ascopiave. Ma anche qui non si registrano indicazioni che si sta valutando cosa fare.