Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Arbitro Consob, beffa ex popolari Annullati risarcimenti per 3,5 milioni
Cento soci «congelati». Barbuzzi: «Si usino le decisioni per il Fondo di ristoro»
«In quasi tutti i casi finora VENEZIA decisi, oltre cento, il Collegio ha accolto le richieste di risarcimento, per un controvalore complessivo di 3,5 milioni, avendo rilevato l’inconsapevolezza dei risparmiatori sui rischi e il pressing su molti di loro per indurli a convogliare i loro risparmi, se non tutti i loro risparmi, proprio su azioni emesse dalle due banche, nonostante l’inadeguatezza dell’investimento». È uno dei passaggi più significativi della relazione sul primo anno d’attività dell’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) istituito dalla Consob per risolvere in ambito stragiudiziale le controversie fra risparmiatori e intermediari finanziari e guidato da Giampaolo Barbuzzi.
Organismo giunto nel momento più rovente per i possessori di titoli delle ex banche popolari venete e postosi come ulteriore canale di riparazione del danno patito soprattutto dagli azionisti che non hanno aderito al rimborso del 15% proposto l’anno scorso da Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
I ricorsi all’Arbitro, tuttavia, dopo un’accelerazione nella prima parte del 2017, definita «bruciante» dallo stesso Barbuzzi, con un terzo dei 1.860 ricorsi 2017 legati a Bpvi e Veneto Banca, si sono dovuti interrompere nel caso delle due ex popolari con il decreto del governo del 25 giugno che liquidava le due banche e passava gli asset sani a Intesa, bloccando qualsiasi tentativo di rivalersi su quest’ultima.
«Fino a luglio - ricorda Barbuzzi - abbiamo ricevuto circa 550 ricorsi dei risparmiatori delle venete. Ma a luglio con la liquidazione coatta, ci siamo dovuti interrogare se proseguire il nostro lavoro e, soprattutto, se accettare nuovi ricorsi. Dopo approfondimenti, la decisione che abbiamo assunto è stata di proseguire l’esame dei ricorsi pendenti, ma di non poterne accettare di nuovi». Così 191 ricorsi sono stati dichiarati inammissibili.
Con la Legge di bilancio 2018 e l’istituzione del Fondo per i risparmiatori (100 milioni in 4 anni, alimentato dai conti dormienti di banche, Poste e assicurazioni), si è stabilito l’accesso con una sentenza - eventualità remota visto che il blocco delle cause ha fermato qualsiasi processo - o di un pronunciamento di un arbitro individuato nell’Autorità anticorruzione (Anac). «L’auspicio è che il nostro lavoro – aggiunge Barbuzzi - non vada disperso e possa essere usato, nell’interesse dei risparmiatori veneti». E cioé che le decisioni siano considerate un titolo d’accesso; e non a caso l’Arbitro deciderà su tutti i ricorsi giunti in tempo.
Qui s’inserisce l’interrogativo legato alla distribuzione dei 100 milioni. Data la capienza del Fondo e il possibile numero di aventi diritto, e dunque vista la probabile necessità di suddividere le risorse, quanto conteranno le cifre stabilite dall’Acf? «In generale nessuna nostra decisione è vincolante - replica Barbuzzi -. Noi non adottiamo sentenze. Nel caso delle due venete e per i ricorsi finora esaminati con esito favorevole ai risparmiatori, abbiamo fissato un
quantum ricorrendo, soprattutto nei casi dei cosiddetti ‘scavalcati’, a un’impostazione di equo indennizzo e stabilendo così cifre fra il 50% e il 100% del valore del relativo pacchetto azionario. Per noi è quello l’importo che andrebbe riconosciuto, possibilmente tramite accesso diretto al fondo. Solo dopo l’adozione del previsto decreto attuativo e sulla base di quanto in esso verrà stabilito sarà, tuttavia, possibile esprimere migliori valutazioni. Oggi non è possibile dire se la cifra da noi individuata per ciascun ricorrente potrà essere eventualmente ed interamente corrisposta o se ci saranno ripartizioni pro quota, o secondo altri criteri, che comporteranno rimodulazioni».
L’auspicio Il nostro lavoro non vada disperso Il fondo Si vedrà la quantificazione dei rimborsi