Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mose, pressing di Delrio sulle aziende «Più veloci, voglio rispettare i tempi»
Il ministro punta sul 31 dicembre. Il Cvn sblocca 6 milioni: Mantovani riapre i cantieri
I contrari Danella: abbandonare il Mose e puntare su altre soluzioni
I problemi ci sono, non VENEZIA li nasconde. «Le difficoltà delle imprese, del Consorzio e così via sono tutte questioni che i commissari stanno cercando di affrontare e spero risolvano», dice il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Ma non per questo è venuta meno la speranza di rispettare la scadenza dell’attuale cronoprogramma, mai modificato formalmente, che prevede che il 31 dicembre di quest’anno i lavori del Mose siano finiti e consegnati. «Qualche speranza mi pare che ci sia stata, anche da parte delle imprese, di riprendere i lavori in maniera più efficace - aggiunge Delrio Io chiederò alle imprese di accelerare, perché voglio che quella scadenza sia rispettata».
Parole un po’ più ottimistiche di quelle del provveditore alle opere pubbliche, cioè il referente territoriale del ministero di Delrio, Roberto Linetti, il quale martedì in commissione comunale era stato un po’ meno convinto di questa possibilità. «Mancano 60 lavori da fare, 40 entro l’anno - aveva detto Linetti - ho seri dubbi che si riesca a finire entro l’anno e se si procede a questo ritmo la tabella di marcia andrà rivista». Una buona notizia, su questo fronte, è arrivata proprio ieri dall’incontro tra i vertici di Consorzio Venezia Nuova e di Mantovani, per cercare di mettere in pratica concretamente l’accordo dello scorso 21 dicembre in Prefettura. Il commissario Giuseppe Fiengo ha già sbloccato 6 degli «almeno 35 milioni di euro» di lavori che il Cvn si è impegnato ad affidare all’impresa padovana nel corso del 2018: in particolare si parla di anticipi relativi soprattutto ai cantieri di infrastrutturazione dell’Arsenale, che diventerà la grande «fabbrica del Mose» per le manutenzioni. «Tale accordo permetterà la ripresa delle attività di cantiere che già dalle prossime settimane vedranno ritornare al lavoro gli operai, i fornitori e i subappaltatori dice in una nota Mantovani, presente con l’ad Maurizio Boschiero - nonostante la perdurante difficoltà di disponibilità delle risorse statali». Fiengo si è pure detto disponibile ad incontrare le aziende fornitrici di Mantovani per garantire la ripresa dei pagamenti ed evitare problemi di approvvigionamento.
Il ministro Delrio ha ribadito che i soldi non sono più un problema: «Abbiamo messo a disposizione altri 220 milioni, un segno di volontà concreta di conclusione di quest’opera, che dovrebbero dare un po’ di tranquillità per il futuro». Linetti ha però già chiesto al governo altri fondi, in particolare gli 80 milioni annui per far funzionare il Mose, tra bolletta energetica, personale (un centinaio) e manutenzioni, oltre ad altri 15 milioni per la laguna. E anche su questo martedì il ministro ha fatto un vertice con il presidente dell’Anac Raffaele Cantone e il prefetto di Roma Paola Basilone, titolare del commissariamento del Consorzio. «Abbiamo fatto il punto della situazione e adesso dobbiamo avere tutti gli elementi sui quali ragionare per i prossimi anni - ha concluso il ministro - Per le altre richieste avanzate, vediamo tutte le carte e poi seriamente ci metteremo nelle condizioni per far andare avanti il Mose». Delrio ha invece tagliato corto sul ricorso al Tar dell’impresa Duferco contro l’esito del Comitatone sulle grandi navi: «Ognuno fa quello che ritiene utile».
Ieri sul Mose è tornata anche l’associazione AmbienteVenezia, con un intervento di Armando Danella, ex dirigente dell’Ufficio salvaguardia del Comune. Danella chiede di abbandonare il progetto Mose, per tornare a un piano di difesa che prevede dei restringimenti alle bocche di porto, in parte permanenti e in parte stagionali (ovviamente in inverno quando le alte maree sono più frequenti). «Così ci sarebbe una significativa riduzione dei livelli in laguna e verrebbe anche contrastata la sistematica perdita di sedimenti», dice Danella. La chiusura totale sarebbe invece solo per le acque alte eccezionali, attraverso le cosiddette «paratoie a gravità», già proposte in passato e bocciate.