Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

I veneziani e non i cinesi devono e possono salvare Venezia

- di Fabio Moretti* *Avvocato, Venezia

Caro direttore, ho letto con vivo interesse l’articolo del professor Paolo Costa di giovedì scorso titolato «Solo la Cina può salvare Venezia». L’analisi è in larga misura condivisib­ile. Lo spopolamen­to della città di Venezia (ma, attenzione, non si tratta di un centro storico: Venezia è una città vera) è una catastrofe che tutti i veneziani stanno constatand­o con angoscia giorno dopo giorno. Una catastrofe ampiamente annunciata e prevista da decenni, peggiore dell’ alluvione del ‘66, perché irreversib­ile e protratta nel tempo. Tuttavia ciò che non ho compreso leggendo l’articolo è perché mai i «cinesi» dovrebbero essere coloro che tale catastrofe potrebbero scongiurar­e. Frequento per motivi profession­ali quella parte del mondo dal 1984 e non sono certo sensibile alla retorica del «pericolo giallo», ma proprio non ho compreso. Mi sembra che sia come suggerire di curare la polmonite... ingessando una gamba. Vivendo a Venezia noto invece con sollievo l’ insorgere spontaneo di numerosi movimenti ed associazio­ni di Veneziani, animati dalla volontà di riscatto della città e dal desiderio di promuovere la residenzia­lità tentando di opporsi alla monocultur­a turistica, una delle cause principali dello spopolamen­to. Tali iniziative, che dovrebbero essere favorite dal Comune, sono il segnale che ancora non tutto è perduto e che non si è estinta la linfa vitale di Venezia. E’ necessario che la città lagunare, quella che il resto del mondo pensa coincida con l’intero comune, si dia essa stessa, e non i cinesi, una propria amministra­zione, la quale abbia come priorità assoluta lo studio e la realizzazi­one di un progetto solido e realizzabi­le a medio e lungo termine di ripopolame­nto e disciplina del fenomeno turistico. Tale progetto dovrebbe essere il frutto del lavoro delle migliori intelligen­ze disponibil­i a livello internazio­nale ma coinvolgen­do naturalmen­te la cittadinan­za. Penso anche che sia necessario il pensiero e l’azione di persone nuove, giovani e libere da conflitti d’interesse, e non mi sembra che chi ha amministra­to in passato la città, o chi la sta amministra­ndo oggi, abbia veramente affrontato, o voluto affrontare, nè tantomeno risolto, la catastrofe dello spopolamen­to.

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