Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

VENEZIA, TEMPO SCADUTO

- Di Sandro Mangiaterr­a

Turisti da spennare. Ultimo, il conto di mille e passa euro «inflitto» da una trattoria veneziana (che di veneziano, in realtà, non ha niente) ai danni di quattro ragazzi giapponesi. Turisti da respingere. Anche qui ultima, Ilaria Borletti Buitoni, sottosegre­tario al Mibact, il ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo: «In Italia, nei prossimi anni, giungerann­o 50 milioni di cinesi? Speriamo che non vogliano andare tutti a Venezia». Ci risiamo. Per l’ennesima volta, in un modo o nell’altro, è stato toccato il nervo scoperto. Con la consueta eco planetaria, perché qualunque cosa succede tra San Marco e Rialto finisce sui mass media del mondo intero. Il fatto è che non sono necessari nuovi episodi scandalosi e nemmeno nuove dichiarazi­oni spocchiose per capire che il tempo è scaduto. Venezia deve scegliere (e magari cominciare a progettare) il proprio futuro. Che di sicuro non può prescinder­e dal turismo. Anzi, che piaccia o no, deve essere incardinat­o sul turismo. Va ricordato che in Veneto, nel 2017, il settore ha abbattuto ogni record: 70 milioni di presenze (le notti complessiv­e negli hotel e nelle altre strutture ricettive), un giro d’affari di 17 miliardi. Nella sola Venezia, secondo il Ciset siamo a 25 milioni di visitatori all’anno. Difficile immaginare che cosa abbiano in mente Ilaria Borletti Buitoni e tutti coloro che vorrebbero sbarrare il Ponte della Libertà contro «l’invasione dei barbari».

Ma indietro non si torna: il turismo è e sarà sempre di più un asset fondamenta­le per lo sviluppo del Nordest. Il punto è che vanno messe in campo strategie concrete. A cominciare da una moderna gestione dei flussi, questione chiave di cui si parla da decenni ma che oggi le tecnologie permettono di realizzare con facilità e a basso costo. Il nodo, come si dice, è politico. Comune, privati, associazio­ni di categorie, dovrebbero delineare una sorta di terza via al turismo veneziano. È chiaro che occorre puntare sugli strumenti (economici, urbanistic­i, sociali) in grado di ridare vita alla città, evitando gli assalti distruttiv­i dei giorni da tutto esaurito e punendo duramente le «gesta da Youtube» tipo i tuffi nel Canal Grande. Altrettant­o chiarament­e, però, bisogna prendere le distanze dall’ingordigia di chi punta esclusivam­ente a fare quattrini: «Siete voluti venire nella città più bella del mondo? Allora pagate e zitti». Né si può arrivare, come in fondo spera qualcuno, a selezionar­e gli accessi sulla base del ceto e del censo. Venezia è Patrimonio dell’umanità ben al di là del riconoscim­ento dell’Unesco. Ai cinque continenti tutti sognano di vedere Venezia. Di più, hanno diritto di vedere Venezia. Senza venire trattati da nemici. O peggio, da polli.

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