Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Elezioni, quote rosa aggirate col trucco l’ira delle donne: vergogna

I segretari di partito confessano l’escamotage: «Nulla che non rispetti la legge» Intanto la «quarta gamba» ottiene un collegio uninominal­e: c’è sempre De Poli

- Di Martina Zambon

Il «trucchetto» per rovesciare le quote rose a vantaggio degli uomini non piace alle signore, dalla Lega al M5s passando per il Pd. Le pluricandi­dature per usare i nomi femminili come «scudo» utile a far passare il secondo delle lista al proporzion­ale suscita sdegno. Trasversal­e, oltre all’antipatia per il concetto stesso di quote, anche la condanna.

VENEZIA Quote rosa aggirate per lasciare i seggi agli uomini? Il «gioco di prestigio» che sfrutta gli anfratti della complicata legge elettorale non sorprende nessuno. Men che meno le donne della politica veneta che un po’ arrabbiate lo sono. Anche con i loro stessi partiti, anche se in fondo alla battaglia per le quote rosa credono poco. E son da capire visto che le risposte dei segretari regionali non fanno mistero dell’utilizzo massiccio delle «pluricandi­dature».

Insomma, funziona così e chi gioca al gioco della politica ne è ben consapevol­e, uomo o donna che sia. Paradossal­mente è più pacato uno viscerale come Toni Da Re, segretario nathional della Lega: «Ma no, le donne ci sono eccome, se ti impongono il 40% sull’uninominal­e, lì ci sono». Ecco, appunto. In effetti il trucco sta tutto lì, candidare donne per il 40% dei nomi ma candidarle in collegi uninominal­i sicuri dove saranno elette. Intanto, però, le stesse donne saranno candidate come capolista anche in 4-5 collegi del proporzion­ale nel resto d’Italia lasciando automatica­mente la poltrona al secondo in lista, un uomo ça va sans dire. Pane al pane e vino al vino per Adriano Paroli, commissari­o di Forza Italia in Veneto: «Questo vale soprattutt­o per chi ha tanti seggi certi. Poi, diciamolo, non possiamo pensare che le quote rosa diventino un’applicazio­ne matematica. Se poi ho bisogno di un uomo in quella data zona devo creare il meccanismo di cui sopra». Nessuna furberia ma sano pragmatism­o politico, quindi.

«In queste ore si va a caccia di donne “poco pesanti”. - scandisce l’assessore regionale Elena Donazzan (FI) - E, sì, nei partiti, anche nel mio, il trucchetto si fa. La prova del nove saranno le liste. Si tende a tenere fuori le donne che hanno consenso e personalit­à politica, difficili da controllar­e. Quindi verosimilm­ente ci saranno poche donne e “obbligate al silenzio”». Timide garanzie per un diverso trattament­o dal Pd col segretario regionale, Alessandro Bisato, che dice: «Si tratta di un problema per chi ha più caselle da riempire agli uninominal­i...Però voglio sperare che con noi sia eletto e non solo candidato il 40% di donne». Laura Puppato, uscente del Pd, commenta: «Il trucchetto? Un segreto di pulcinella fra gli addetti ai lavori. Non è cambiato nulla, i palchi sono tutti al maschile, dal M5s alla Lega passando anche per il Pd e Leu. Temo che anche nel Pd la genìa maschile garantirà se stessa». Pone una semplice riflession­e una donna delle Lega, Luisa Serato, presidente di Cav: «Crescono le donne sindaco, ruolo faticoso, e invece calano, nei fatti, le candidatur­e per il parlamento, ben più ambito. Certo, in un mondo ideale le quote rosa non servirebbe­ro ma nella realtà la rappresent­anza più elevata resta nel campo maschile e così le leggi le fanno gli uomini. Auspico che la Lega non usi questi mezzucci e spero che su trenta probabili eletti almeno 14 siano donne così come spero che le scelte non vengano fatte solo badando a chi è più vicino al capo del momento». La veterana del Carroccio, Manuela Dal Lago, sceglie un taglio meno ottimista: «Sono sempre stata contraria alle quote perché poi si cerca di imbrogliar­e e mi risulta che anche la Lega lo stia facendo. E’ vergognoso ma lo è anche la nuova legge». Per Arianna Spessotto, deputato uscente del M5s, c’è poco da discutere: «Le quote sono assurde e, come vediamo, controprod­ucenti». E «complicant­i», aggiungiam­o noi. Notizia di ieri, la quarta gamba entra a gamba tesa, per così dire, nella Bassa Padovana strappando un seggio in Veneto. Il meccanismo prevede che il Carroccio ceda un seggio a FI lì e che gli azzurri a loro volta cedano un collegio nell’Alta Padovana ad Antonio De Poli di Noi con l’Italia. Problema: il seggio nell’Alta sarebbe stato destinato anche per i meccanismi di cui sopra alla leghista Arianna Lazzarini che, a questo punto, dovrebbe spostarsi in un’altra casella fra Padova città e Rovigo. L’effetto farfalla delle quote rosa. Nonostante tutto.

 Donazzan (FI)

Si va a caccia di donne «poco pesanti»

 Spessotto (M5s) Da sempre contrari alle quote rosa, controprod­ucenti

 Serato (Lega) Mi auguro che si scelga in base alle capacità e al merito

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