Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Dai Trefanti al Covo Ecco i locali scelti dai veneziani doc «Seguite i giovani»
VENEZIA «La foto dei cibi all’entrata dei ristoranti veneziani è come il veleno per i topi». E se a dirlo è chi consiglia la Venezia autentica, quella da guardare e da mangiare, a registi del calibro di James Ivory e attori come Jude Law c’è da crederci.
Toto Bergamo Rossi, direttore di Venetian Heritage, non avrebbe mai lasciato quei quattro giovani giapponesi con un conto da 1.100 euro tra le mani, dietro Piazza San Marco, per una frittura di pesce e quattro fiorentine. Non serve spendere una follia, spiega. «Anzi, se si fermano spesso gondolieri e muratori, quello è già indicatore di qualità e prezzi buoni. Ci sono Alla Ferrata a Santa Croce, l’enoteca Rio Marin e i Trefanti a Santa Croce o La patatina in campo San Giacomo».
Altra legge sacra per un pasto onesto e di sostanza in centro storico, assicura, «è quella di evitare le zone fantasma, in vita solo per i turisti. Quanti posti carini e meno conosciuti ci sono a Cannaregio nord, a Rio degli ormesini, alla Madonna dell’orto…».
È il primo comandamento di una sana mangiata veneziana anche per Giovanni Giusto, consigliere veneziano delegato alle tradizioni. «Fuggite dal traffico pedonale - conferma nel suo abc alla vera degustazione in Laguna - prima che qualche cameriere vi catapulti all’interno del proprio locale. In quel caso girate i tacchi». E poi, mette la mano sul fuoco il delegato del sindaco, la regola dei «musi locali» è il miglior antifurto per i turisti: «Il ristorante buono è sempre frequentato da veneziani». E che i giovani osservino gli altri giovani, aggiunge, «dove ci sono gruppi di ragazzi, il locale non dà sorprese, soprattutto di costo».
Ne sanno qualcosa i ragazzi di Rugagiuffa, inventori di una sitcom amatoriale veneziana che dalle 500mila visualizzazioni su Youtube è già sbarcata a teatro. «Il segreto è quello di trovare qualche giovane autoctono a cui chiedere una dritta - raccomanda il giovane regista Silvio Franceschet - e poi di avvicinarsi a posti dove fanno dei buoni cicchetti prima di decidere di fermarsi lì a mangiare». Per non parlare del prezzo dello spritz, immancabile spia di una movida truffaldina quando al bacaro è troppo alto: «Se te lo fanno pagare come un cocktail - continua - meglio girare alla larga».
E gli itinerari dell’«apericena» delle web star nostrane pullulano di nomi: «Andiamo al Mercà a Rialto e Da Lele a piazzale Roma. Poi ci sono anche Ai promessi sposi vicino ai Santi Apostoli, Da Jonny in campiello de Le Gatte, Al covo in zona Castello o La mascare- ta in calle Santa Maria formosa».
Punta su un solo locale, invece, lo storico dell’ebraismo Riccardo Calimani: «Se devo mangiare fuori vado Ai do forni, San Marco. La vera regola dei veneziani è di non andare mai in locali sconosciuti. E poi la pulizia è un buon indicatore di qualità».
Una valutazione più che scontata, quella delle norme igieniche, che non prende sotto gamba nemmeno Arrigo Cipriani, proprietario dello storico Harry’s bar di piazza San Marco. « È essenziale guardare quanto personale c’è, se c’è puzza di cibo. Si può sempre uscire dopo essere entrati. Ma a Venezia la maggioranza degli esercenti è onesta. Il problema è che a chi è disonesto non gli si impone più la chiusura».
Un pensiero che si scontra con la diffidenza di Skardy, ex leader dei Pitura freska: « Magno meio a casa mia - si ribella con la sua inconfondibile parlata veneziana - se l’alternativa è spendere 50 euro per un piatto di pasta, magari con i topi che girano in calle. Questa dei prezzi truffa è una cultura tutta italiana, che sfrutta il consumatore più debole».
Tripadvisor in questi casi dà la soluzione, rassicura Andrea Causin, il deputato che ha aperto un locale a Scorzè: «Basta leggere le prime 15 recensioni e ti fai un’idea. Per andare sul sicuro basta fare tappa Ai do forni, Da Fiore, a La cantina. Altissima qualità, sì, ma con due porzioni e una bottiglia di vino te la cavi anche con 50 euro».
Basta usare la testa, conferma Alessandro Marzo Magno, giornalista storico e scrittore veneziano: «Menù con foto e indicazioni multilingue? Lasciate perdere. Io vado Al vecio fritoin e alle Antiche carampane vicino Rialto, ma ce ne sono tanti».
Anche per chi è tifoso, assicura Joe Tacopina, presidente del Venezia calcio: «Il mio bar preferito è quello dell’Hotel metropole, dove Vivaldi ha scritto le Quattro stagioni. Angelo, il bartender, è un gran tifoso della nostra squadra. E poi l’Harry’s bar, il ristorante dell’hotel Monaco, l’Antica Sacrestia, il Quadri, Al cason, La calcina...».
Rossi
Se si fermano i gondolieri, allora i prezzi sono buoni
Skardy Meglio mangiare a casa, invece di pagare 50 euro la pasta
Cipriani Guardare sempre il personale, e se c’è puzza di cibo