Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Da Cona al sogno dell’università storia di tre giovani e un vocabolari­o

Lamin, Zubaida e Rejoice accolti a Venezia. Venturini: questa è l’integrazio­ne

- F. B.

VENEZIA Gliel’hanno detto subito: «Se vuoi rimanere qui devi imparare l’italiano». E così ha fatto, cominciand­o subito a studiare, per non vedersi scorrere tra le mani quella nuova vita che era riuscito a riacciuffa­re quando ormai sembrava tutto perso. «Mi hanno regalato un vocabolari­o che ancora, ogni sera, sfoglio — dice — A tutti i giovani nella mia condizione consiglio di non perdere tempo, perché il tempo non aspetta».

Lamin ha 21 anni, è partito dal Gambia e poco più di un anno fa ha ottenuto il permesso per asilo. Non ha perso tempo, ha frequentat­o corsi di italiano e fatto un tirocinio di cinque mesi in un hotel di Venezia. Così come non hanno perso tempo Zubaida e Rejoice, due ragazze che hanno trovato il «mondo nuovo» in Italia, grazie allo Sprar, il sistema di protezione per richiedent­i asilo e rifugiati, gestito dal Comune di Venezia e finanziato da fondi nazionali. Lamin e Zubaida hanno vinto le due borse di studio dell’università di Ferrara in Economia azienda, Rejoice fa il servizio civile presso lo Uildm (l’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare) di Venezia. «Tre storie che dimostrano l’efficacia di questo modello di gestione dei veri rifugiati e spero siamo prese ad esempio dal governo nazionale che in questi ultimi anni ha gestito in malo modo l’immigrazio­ne — spiega l’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini —. L’accoglienz­a va di pari passo con il rispetto delle regole, con lo studio della lingua, delle tradizione e con la volontà di integrarsi».

I tre ragazzi infatti hanno cercato di gettarsi alle spalle le sofferenze seguendo percorsi virtuosi di formazione, la perfetta conoscenza dell’inglese e il buon apprendime­nto dell’italiano sono stati determinan­ti per scrivere un primo lieto fine. «All’inizio è stato difficile integrarsi in un posto in cui non conoscevo nessuno, ma mi sono fatto forza cercando di pensare al mio futuro», confessa Lamin. Per lui, forse è stato più facile che per altri ragazzi consideran­do che aveva concluso le scuole superiori nel suo Paese: ha così potuto partecipar­e, e vincere, il bando per rifugiati dell’università di Ferrara immatricol­andosi al corso triennale di Economia, seguendo l’esempio di Zubaida, afghana , originaria della provincia centrale di Daykundi, abitata in gran parte della popolazion­e Hazara, la minoranza discrimina­ta. Prima è stata accolta alla base di Conetta, poi ospite al Centro Darsena negli appartamen­ti riservati a dieci donne rifugiate, ha frequentat­o tre corsi in italiano, ha partecipat­o al progetto « Greenlight » della Biennale lavorando all’assemblagg­io di lampade artistiche. Adesso fa la pendolare Venezia-Ferrara per raggiunger­e la sua seconda laurea. Nel 2017 i centri Sprar del Comune di Venezia hanno accolto 171 persone, due terzi tra i 18 e i 25 anni (il 9 per cento sono donne): di queste ottanta hanno concluso con successo il loro progetto di accoglienz­a e integrazio­ne. Hanno potuto usare anche loro lo slogan di obamaniana memoria «Yes we can». Naturalmen­te il corso triennale di Economia di Lamin, sarà in lingua italiana.

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Nuova vita Rejoice con l’assessore Venturini. Riconoscim­ento anche per Zubaida e Lamin, il più giovane

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