Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Elezioni «4.0»
La carenza di visione, di strategia, è sconfortante. Pur con la netta distinzione tra la dichiarata scelta europeista del PD e dei suoi alleati, +Europa su tutti ovviamente, quella solo ammiccata di Forza Italia, e le variegate miopi contrarietà del Movimento 5 Stelle e della Lega. Chiunque osservi quello che sta succedendo nel mondo non può non vedere che robotica, intelligenza artificiale, big data , sharing economy e le «aziende piattaforma» (Amazon, Apple, Facebook, Uber, Airbnb) non stanno guidando solo la rottamazione verso l’«industria 4.0», ma il sempre più evidente passaggio epocale verso la «società 4.0», la società della connessione totale, dove si affacciano nuovi protagonisti, oggi asiatici e domani africani, dove la speranza di vita si allunga per tutti, dove il lavoro, anche quando c’è, non è più capace di garantire una distribuzione del reddito accettabile, dove le scuole e gli ospedali devono divenire intelligenti, etc. Ma chi comprende tutto ciò non può non rimanere deluso da programmi elettorali tutti giocati sui dettagli di singoli, tanti o pochi, provvedimenti, mirabolanti o ragionevoli, che fanno immaginare «manutenzioni» della società di ieri, ma non le «innovazioni» oggi necessarie per tenere il passo con il mondo. Un’Italia che non parla inglese, che si crogiola in termini autoreferenziali nel suo passato glorioso è una Italia che crede di poter ordinare «fermate il mondo, voglio scendere»! – alla Calindri, per quelli con qualche capello bianco come me che ricordano il mitico Carosello -; un’Italia che sogna di poter sopravvivere in una sorta di autarchia riservata ad una popolazione autoctona in continua diminuzione. Una prospettiva che non può soddisfare coloro, molti dei veneti tra questi, che hanno accettato e stanno vincendo le sfide della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica e che avrebbero bisogno di istituzioni e poteri pubblici attrezzati a comprenderne le necessità e a sostenerne gli impegni.