Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Foto osè e minacce, studente condannato
L’accusa era di tentata violenza sessuale. La difesa: è stato un hacker
VENEZIA Secondo l’accusa si faceva inviare foto osè da ragazzine minorenni, addirittura di 14-15 anni. E il metodo era semplice: la promessa di concorsi di bellezza. Poi però iniziava l’incubo per quelle giovanissime sprovvedute: lui chiedeva foto sempre più spinte e in caso di rifiuto, grazie alle competenze di studente di Ingegneria informatica all’Università di Padova, minacciava di pubblicare quelle immagini sulle loro bacheche di Facebook e in alcuni casi l’aveva anche fatto dopo averle hackerate. Arrestato ad aprile, ieri il 23enne Andrea Zuddas, residente a Fossò, è finito di fronte al gup David Calabria per il primo troncone dell’indagine del pm Elisabetta Spigarelli e il giudice l’ha condannato per tentata violenza sessuale a 2 anni e 4 mesi. In uno dei sei casi contestati al processo, infatti, il giovane con le sue minacce avrebbe costretto una ragazza a mandargli delle immagini in cui si masturbava.
Ma per Zuddas non è finita qui. Il gup ha infatti anche rimandato gli atti in procura, chiedendo l’aggravamento dell’accusa dal reato di detenzione e diffusione alla più grave produzione di materiale pedopornografico. Il 23enne studente universitario è stato invece assolto dall’accusa di diffamazione ed è stato scarcerato dopo 10 mesi in cella. In serata è uscito dal carcere di Pordenone. Il difensore, l’avvocato Aldo Benato, ha sostenuto che non ci sia la prova che quelle attività online siano riconducibili a Zuddas, che peraltro era stato processato e condannato (pende il ricorso in appello) per detenzione di materiale pedopornografico già nel 2014. Da un anno il giovane non aveva il computer, che gli era stato sequestrato, ma secondo l’accusa operava dai pc dell’università o dagli internet point. «I suoi profili sono stati hackerati», dice l’avvocato Benato che farà appello. (a. zo.)
Minori
Il 23enne adescava giovani di 15 anni. Scarcerato dopo 10 mesi