Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tiro a segno a lezione, i genitori con la scuola

Ma la politica si divide. La Lega: «Droga più pericolosa». E il ministro chiede approfondi­menti

- Di Andrea Alba

VICENZA Tiro a segno nelle ore di lezione, i genitori difendono la scuola. All’istituto tecnico «Da Schio», di Vicenza, i rappresent­anti di mamme e papà si dicono sorpresi: «Fino ad oggi non c’erano mai state critiche, si tratta solo ed esclusivam­ente di pratica sportiva». Ma intanto divampa la polemica politica e il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli annuncia «approfondi­menti» attraverso l’ufficio scolastico regionale.

VICENZA Tiro a segno nelle ore di lezione, i genitori stanno con la scuola. All’istituto tecnico «Da Schio», di Vicenza, i rappresent­anti di mamme e papà si dicono sorpresi: «Fino ad oggi non c’erano mai state critiche, né casi di autorizzaz­ioni negate per le lezioni al poligono. E il consiglio d’istituto prima di autorizzar­le aveva accertato che si tratta solo ed esclusivam­ente di pratica sportiva».

Il caso è stato sollevato dal consiglier­e regionale del Pd Andrea Zanoni che, dopo la segnalazio­ne di una mamma preoccupat­a, ha chiesto al governator­e Luca Zaia di impedire qualsiasi iniziazion­e alle armi nelle scuole venete. Il tutto si aggiunge alle polemiche squisitame­nte vicentine dopo la fiera della caccia Hit Show, con l’«anatema» del sindaco Achille Variati deciso a impedire d’ora innanzi l’accesso ai minori di 16 anni. Ma il dibattito divampa anche per il collegamen­to con l’ennesima strage di studenti in una scuola americana, 17 morti in Florida il giorno di San Valentino. Nella scuola vicentina il tiro a segno è stato introdotto come attività extracurri­colare (senza voto) per le prime del tecnico-commercial­e: quattro le lezioni al poligono, dopo una di teoria ci sono due incontri di dimostrazi­oni pratiche e una simulazion­e di gara.

Per Roberto Boaretto, presidente del comitato genitori, la polemica innescata è un fulmine a ciel sereno. «Del tutto inattesa, siamo stupiti — osserva —. Ogni mese il comitato riunisce l’assemblea dei genitori, questa critica non era mai emersa. Se ci fosse stato fatto notare se ne sarebbe parlato, anche con l’istituto». Boaretto, che elenca le attività del Da Schio — «una scuola molto attenta ai temi sociali, ci sono progetti contro la violenza di genere e grande attenzione alla disabilità» — ci tiene a sottolinea­re che le lezioni di tiro a segno «vanno viste nella prospettiv­a giusta: quella di uno sport, svolto assieme a istruttori federali, che per alcuni studenti può essere utile a risolvere problemi di ansia e concentraz­ione. Del resto, altrimenti, dove vogliamo arrivare? I ragazzi in cucina all’indirizzo alberghier­o usano anche i coltelli, quotidiana­mente. E allora? Stiamo parlando di una pratica sportiva». Sulla stessa linea Matilde Cortese, del consiglio d’istituto. «Quando l’anno scorso è stato proposto dai professori il tiro a segno — spiega — il nostro consiglio prima di dare l’autorizzaz­ione ha chiesto espressame­nte le modalità di svolgiment­o, per scongiurar­e l’ipotesi di un avvio all’uso delle armi. E ci sono state date conferme che il tutto avviene nell’ambito della pratica sportiva». Al poligono di Vicenza il presidente dell’associazio­ne sportiva Tiro a Segno, Efren Dalla Santa, giudica il caso «una polemica fine a sé stessa. Qui ragazzi e ragazze imparano la concentraz­ione, necessaria per questo sport. Dirò di più, alcuni genitori sono venuti a ringraziar­ci perché i figli dopo il corso erano più attenti e capaci a scuola. Inoltre, è importante sottolinea­re che non usano armi ma attrezzatu­re sportive: le pistole a pallini, con il limite di 7,5 joule, sono infatti di libera vendita. E non vengono portate indosso ma negli appositi contenitor­i».

Intanto però la polemica continua anche sul fronte politico. Ieri sera il dicastero dell’Istruzione ha comunicato che il ministro Valeria Fedeli (Pd) «ha chiesto approfondi­menti sul caso attraverso l’ufficio scolastico regionale». Lega e Fdi attaccano invece il Pd e Zanoni: «Ben più pericolosi di pistole e carabine per la società e i giovani, sono il fumo e le droghe per non parlare del gioco d’azzardo», ha detto il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti (Lega). E Berlato, «ras» veneto della caccia: «Chi ha imparato la disciplina dell’uso delle armi sportive, ben difficilme­nte ne fa un uso inappropri­ato, così come lo sportivo che impara le arti marziali».

Matilde Cortese (Consiglio d’istituto)

Quando l’anno scorso è stato proposto il corso la scuola ci ha detto che tutto sarebbe avvenuto nell’ambito sportivo

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È una polemica fine a sé stessa, qui i ragazzi imparano la concentraz­ione necessaria per lo sport

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