Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il Maestro M5S, l’intramontabile De Poli e il derby Zanonato-Pd
Padova, il Maestro M5s l’intramontabile De Poli e il derby Zanonato-Pd
Comincia da Padova l’analisi delle sfide più calde di questa campagna elettorale. Il collegio «U05» nel lessico del Rosatellum, quello dove l’intramontabile Antonio De Poli, centrodestra, avrà contro una sinistra divisa e il direttore grillino del conservatorio.
PADOVA Il nome che doveva esserci, non c’è. Il pugnace ex sindaco di Padova Massimo Bitonci, disarcionato da Forza Italia un anno e mezzo fa, è stato infatti dirottato dalla Lega dalla battaglia del collegio uninominale (per il Senato) all’assai più comodo e blindatissimo primo posto del listino proporzionale (per la Camera). Una scelta imposta dagli equilibri di coalizione, ma anche dalla maggior libertà concessa dal proporzionale in caso di dimissioni (per correre di nuovo nella Città del Santo? In Regione? Si vedrà) rispetto al maggioritario, che invece costringerebbe a nuove «mini-elezioni». Peccato. Perché sarebbe stata per il presidente della Liga un’occasione per «pesarsi» dopo la turbolenta esperienza a Palazzo Moroni e perché gli appassionati del genere smaniavano per vederlo incrociare i guantoni con un altro ex sindaco di Padova, Flavio Zanonato, in campo per Liberi e Uguali, con il direttore del conservatorio della città, Leopoldo Armellini, alfiere del Movimento Cinque Stelle, con il segretario del Pd Alessandro Bisato, gli uni contro gli altri armati per uno scranno al Senato.
Poco male, la sfida nel collegio «SU051_05» (i collegi del Rosatellum hanno questi nomi qui, da droide di Star Wars), si annuncia ugualmente come una tra le più avvincenti di questa tornata, per quanto i sondaggisti dichiarino la partita già chiusa quasi ovunque. Al posto di Bitonci, e per i leghisti è uno sfregio, ci sarà l’intramontabile Antonio De Poli, democristiano di lungo corso, presidente dell’Udc, ora nel rassemblement centrista che risponde al nome di «Noi con l’Italia» ma tutti conoscono come «la quarta gamba». Senatore uscente, prima deputato, prima ancora di nuovo senatore, assessore regionale al Sociale (dal 2005 il suo bacino di voti più munifico), eurodeputato, De Poli si è buttato nella mischia con l’ardore di 22 comunicati alla settimana, 3 al giorno: dalle Pfas alle materne, dalla violenza sulle donne ai clandestini. I leghisti non possono vederlo e dicono che se voteranno per lui (se), sarà turandosi il naso: non si sono scordati la sua candidatura con Monti nel 2013, quella contro Zaia tre anni prima (basata sullo slogan calembour: «S-Lega il Veneto»), il sostegno a Tosi alle Regionali del 2015.
In politica, si sa, tutto passa ma gli avversari di De Poli (dato per strafavorito) confidano comunque in un inciampo. Tra loro c’è Flavio Zanonato, eurodeputato ed ex ministro dello Sviluppo economico nel Governo Letta (Renzi gli preferì poi Federica Guidi), storico ex sindaco di Padova che si conquistò la fama di «sceriffo rosso» per le battaglie in via Anelli e contro i centri sociali. Abbandonato il Alessandro Bisato, 46 anni, sindaco di Noventa Padovana e segretario Pd Pd, ora milita con i compagni di una vita in LeU: «Mi accusano di essere passato dall’altra parte della barricata ma io non mi sono mosso, sono qui da sempre. Sono altri ad aver fatto il salto. Sfido chiunque a sostenere che oggi il Pd è un partito di sinistra...».
Par di intuire che più di De Poli, l’avversario di Zanonato sia Alessandro Bisato, portabandiera del «renzismo» in Veneto. Segretario regionale del Pd, sindaco di Noventa Padovana al secondo mandato (e prima si era fatto 4 anni da consigliere, 5 da assessore, 5 da vicesindaco), un lavoro nella Coldiretti, Bisato fa sfoggio di ottimismo: «La mia non è affatto un mission impossible. A favore ho le riforme, la riduzione delle tasse e la ripresa economica mentre De Poli è sostenuto da partiti che dicono tutto e il contrario di tutto, in perenne guerra tra loro. E poi, perbacco, è importante portare a Roma l’esperienza dei sindaci riformisti del Veneto» dice, ricordando come riuscì a gestire l’arrivo dei migranti nel suo Comune. L’argomento, e Bisato lo sa, può valere più d’un voto nel collegio che abbraccia l’hub di Bagnoli.
Sparigliando, il M5s schiera il Maestro Leopoldo Armellini, fagottista, oltre cinquecento concerti nelle più importanti stagioni italiane, direttore del conservatorio «Pollini». «L’ultimo musicista eletto in parlamento si chiamava Giuseppe Verdi - ha ricordato - io ho deciso di rimboccarmi le maniche, intristito nel vedere lo scempio dei beni culturali che sta avvenendo in Italia». Per nulla imbarazzato dalla recente «Rimborsopoli» pentastellata («Mi pare il bue che dà del cornuto all’asino, gli altri partiti hanno fatto zero») in questi giorni è al centro di una polemica per via della lettera spedita ai genitori dei suoi allievi: «Mi candido al parlamento» vi annunciava, replicando alle lamentele per via dell’aumento delle rette. Sottinteso: votatemi e vedremo di risolvere il problema. D’altra parte, la rivoluzione (a Cinque Stelle) non è un pranzo di gala. E neppure un concerto da camera.
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Leopoldo Armellini (M5S) L’ultimo musicista eletto in parlamento fu Giuseppe Verdi... Io ho deciso di rimboccarmi le maniche intristito nel vedere lo scempio dei beni culturali italiani