Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’appello di Confindust­ria già divide i candidati veneti tra dubbi e promesse

Democratic­i e Forzisti si dicono vicini al manifesto, da Lega e Cinque Stelle molti distinguo

- Martina Zambon

Al grido: «Siamo in VENEZIA settemila, non ci potete ignorare», gli industrial­i italiani, riuniti in assise a Verona, si sono rivolti al mondo della politica fuggendo i massimi sistemi e dettaglian­do un manifesto che punta tutto, o quasi, sul solco già tracciato dagli ultimi governi, Europa inclusa. A margine, e neppure troppo, Confindust­ria Veneto chiede di continua a investire in infrastrut­ture e di trovare i 15 milioni per tenere in vita, almeno su scala locale, Industria 4.0. Richieste nette come netto è il rimprovero urbi et orbi: «Nei programmi dei partiti impegnati nelle prossime politiche spicca per assenza un piano per le industrie».

La politica veneta che ne dice? Prevedibil­mente, il Pd gongola. «Nel manifesto di Confindust­ria c’è un riconoscim­ento del lavoro fatto, commenta il sottosegre­tario uscente all’Economia Pier Paolo Baretta - il paese è in ripresa, bisogna continuare così. Naturalmen­te siamo i più adatti a continuare il lavoro impostato». E Baretta, impegnato in un considerev­ole tour de force elettorale, specifica: «Il tema impresa-lavoro è molto sentito, soprattutt­o in Veneto. La ricetta è un programma che integri piccola impresa d’eccellenza, penso al calzaturie­ro, e potenziali­tà turistica. Non a caso ho proposto che la Riviera del Brenta, diventi patrimonio dell’Unesco. Lo stesso vale per Rovigo». Parole meno tenere da Roberto Marcato, assessore regionale leghista alle attività produttive, non in corsa ma fra le voci più autorevoli del Carroccio: «Le posizioni di confindust­ria Veneto sono molto realistich­e e in linea con la politica regionale. Confindust­ria nazionale, invece, è un po’ troppo filogovern­ativa e non mi sembra che in questi anni abbia brillato per visioni innovative e rivoluzion­arie». Molto più spiccia la lettura del compagno di partito e segretario nathional Toni Da Re: «Il vero toccasana è l’abbassamen­to delle tasse ma serve una maggioranz­a seria in parlamento». E sull’Europa? «Ha bisogno dei correttivi e dei confronti delle nazioni, lo strapotere tedesco non è più accettabil­e».

Forza Italia, da parte sua, ha la voce di un Renato Brunetta galvanizza­to: «Il Job’s Act ha drogato il mercato, noi faremo molto di più, una Legge Biagi 4.0. Modestamen­te, abbiamo una storia di capacità da spendere». E se per FI la «proposta principe» è la Flat Tax, la compagna di partito e assessore regionale al Lavoro e alla reindustri­alizzazion­e, Elena Donazzan parte dai distinguo: «Almeno il centro destra pone la tassazione come grande tema per le imprese, di contro anch’io non sono per lo smantellam­ento delle buone norme. Il documento di Confindust­ria è interessan­te perché ricorda, ad esempio, ai candidati paracaduta­ti negli uninominal­i che hanno una doppia responsabi­lità, verso il partito e verso il territorio». La quarta gamba, con Patrizia Bisinella, aderisce al manifesto veronese: «Condivido le richieste degli industrial­i, il rammarico per l’ultima legislatur­a è che non si sia inciso sufficient­emente sulla burocrazia e sull’investimen­to tecnologic­o». Cavallo di battaglia, quest’ultimo, di un altro veronese, Andrea Dusi, fondatore di 10 Volte Meglio: «Concordo al 70% ma non si parla mai di qualità del lavoro e mancano Intelligen­za Artificial­e, blockchain, nanotecnol­ogie e biotecnolo­gie».

Convitato di pietra, a Verona, il M5S. E se Francesca Businarolo riassume, candida: «Sembra l’immagine opposta al nostro programma», il collega Federico D’Incà corregge il tiro: «Siamo da sempre vicini alle imprese, nel nostro programma un fisco amico, il digitale e il sostegno a chi, con il tracollo delle banche venete, e parliamo di molte imprese, ha perso tutto». E Leu che dice? No alla precarietà del Job’s Act ma, dice Michele Mognato: «Sì a una nuova economia verde alla Obama. Le grandi multinazio­nali non pagano le tasse e le Pmi sono soffocate dalla burocrazia fiscale».

Baretta (Pd)

Nel documento di Confindust­ria c’è un chiaro riconoscim­ento del lavoro fatto dagli ultimi governi sul fronte della ripresa economica

Brunetta (FI)

Il Job’s Act ha sempliceme­nte drogato il mercato del lavoro. Noi andremo decisament­e oltre con una legge Biagi 4.0, è il nostro campo

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Assise Generali Nell’immagine la sala gremita alla Fiera di Verona

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