Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Cacciari attacca Renzi e il Pd «Ma Pellicani è un’altra cosa»
MESTRE «Miglioristi» li chiamavano nel Pci, con scetticismo. Quelli che non volevano fare la rivoluzione rompendo tutto, ma aggiustare pezzo per pezzo le istituzioni e la società con le riforme: erano Giorgio Napolitano, Emanuele Macaluso, Gerardo Chiaromonte, Gianni Pellicani. Ora questa dovrebbe essere la cifra del Pd, ma ieri alla presentazione del libro «Il riformismo a Venezia e in Italia – Gianni Pellicani 1932-2006» (edito da Marsilio, a cura della Fondazione Pellicani), il clima elettorale ha infiammato la critica dei vari relatori ai dem, che avrebbero potuto ma non sono riusciti a riformare i rapporti di forza tra poteri, a riequilibrare le diseguaglianze, a riassettare le istituzioni. L’ex sindaco Massimo Cacciari è stato tranchant nel definire il Pd dell’area renziana: «Infantile ansia di novitas, retorica della rottamazione che ha generato un affannoso inseguimento delle posizioni moderate, dilettanteschi riformismi costituzionali e l’esasperata personalizzazione della leadership con distruzione della rete territoriale del partito e la sua sostituzione con una corte di mediocri e plaudenti fedeli, rappresentanti del quasi nulla». Non meno duro l’editore Cesare De Michelis: «Si andrà incontro a una sconfitta clamorosa, Ci vogliono figure di mediazione, non di leadership», ha spiegato, tratteggiando l’idea di un partito autorevole in grado di costruire una coalizione per fare, finalmente, le riforme.
Fin qui la pars destruens. La parte costruttiva arriva quando si parla della candidatura all’uninominale alla Camera di Nicola Pellicani: tutti d’accordo, dopo le fustigate al Pd, che il riformismo abbia ancora una speranza nel giornalista mestrino. «È competente, ha passione civica e politica – dice Cacciari - Mi rivolgo a chi mi ha eletto sindaco: Pellicani è il miglior rappresentante di Mestre, Venezia e Città Metropolitana che tutti noi si possa desiderare». «Nicola rappresenta una classe dirigente capace di innovare», fa eco Piero Fassino, spiegando che il riformismo ha bisogno a sua volta di essere riformato, ripensato alla luce di un mondo che i rapporti globali e la crisi hanno stravolto. «Voglio essere ottimista, per questo ho accettato la sfida della candidatura – dice Pellicani – C’è bisogno di un nuovo alfabeto per interpretare il riformismo, che non è altro che ideare soluzioni per risolvere i problemi della gente. E sono impegnato per costruire un soggetto politico plurale, insieme ad altri».