Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Siega fa la denuncia «Mai minacciato» Il giallo della targa e le fatture bruciate

- (a. zo.)

VENEZIA «Non so darmi alcuna spiegazion­e di quanto è successo. Non ho mai avuto problemi con alcuno e non sono mai stato minacciato». Venerdì mattina Bruno Siega, il 50enne veneziano che con la sua società «Rialta Boat Rent» usava la barca bruciata martedì notte a Sant’Alvise, si è presentato venerdì mattina al commissari­ato di Polizia di San Marco per la denuncia. Siega – un passato burrascoso nel mondo del trasporto turistico veneziano, culminato con il processo agli abusivi del Tronchetto – ha spiegato le ultime ore della barca e si difende dalle accuse emerse in questi giorni nei suoi confronti, dalla targa «clonata» all’avvertimen­to mafioso, fino a quella di essere dedito ad alcol e gioco d’azzardo.

L’uomo ha raccontato ai poliziotti che la sera di martedì, come faceva sempre, ha lasciato il mezzo nel canale della Misericord­ia, in un ormeggio di un conoscente, con le chiavi nascoste a bordo. E ha spiegato che la barca non era sua, né della società, ma di un privato da cui la affittava per 500 euro al mese. Quanto alla targa, Siega ha detto che quella giusta è «LV54459» (come riporta il «badge» della Regione Veneto, ma che per un errore della tipografia sul contrasseg­no adesivo spuntò un 5 al posto di uno dei 4: e proprio per questo alcune multe sono arrivate al titolare dell’altra targa, un giovane di Cavallino. «Quando me ne sono accorto, mi sono attivato presso gli uffici competenti per correggere l'errore», ha detto. Dopo aver negato di avere nemici – anche se gli inquirenti seguono la pista del racket o della vendetta – Siega ha raccontato che a bordo della barca c’erano, oltre ai suoi documenti, anche le ricevute fiscali, le fatture dei rifornimen­ti e i contratti di noleggio, che dunque sarebbero andati distrutti. «Il mio cliente inoltre non è dedito né all’alcol né al gioco», dice il suo avvocato, Jacopo Molina.

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