Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Safilo, il ribaltone al vertice mette in allarme il sindacato
In ballo gli accordi per contenere i tagli. Le sigle: subito risposte ai lavoratori. Per il nuovo ad Trocchia missione rilancio sui mercati
VENEZIA Il caso Safilo agita il weekend economico-finanziario in Veneto ma più che chiedersi le vere ragioni delle dimissioni di venerdì di Luisa Delgado, amministratore delegato del colosso padovano, forse è più utile provare ad immaginare perché l’azionista di controllo Hal Holding abbia individuato in Angelo Trocchia colui che, dal 24 aprile, sarà il suo successore. E dare così il giusto spessore alle ovvie preoccupazioni delle organizzazioni sindacali, tranquillizzate personalmente dalla stessa Delgado, non più di un mese fa, sull’aderenza del lavoro in atto con il piano industriale 2020. Chi conosce Trocchia, formazione da ingegnere ma nell’organico di Unilever da più di 25 anni ed oggi ad e presidente della divisione italia di un gruppo olandese che gestisce qualcosa come 400 marchi di tutto il mondo, è certo che non sia una figura chiamata a ridimensionare. Con l’attenzione ai costi della svizzera Delgado, cioè, da tagliare non dovrebbe essere rimasto un granchè e il nuovo manager probabilmente avrà ricevuto il mandato di riposizionare energicamente Safilo dal punto di vista del marketing.
La discontinuità, piuttosto, secondo i sindacati, potrebbe complicare un momento concordato di rimodulazione del lavoro in tutti tre gli stabilimenti produttivi – Longarone (Belluno), Santa Maria di Sala (Venezia) e Martignacco (Udine) – per gestire una sovraproduzione stimata intorno al 15%. In ciascuna sede si è scelto un mix fra part time su base volontaria, passaggio da lavorazione a turno a quella a giornata e cassa integrazione ordinaria, in parte ancora indefinito data l’incertezza di chi accetterà il dimezzamento di orario. «È necessario dare risposte ai lavoratori conoscendo elementi certi su quanto sta avvenendo – evidenzia Rosario Martines, segretario generale di Uiltec Belluno-Treviso – e dunque diventa urgente chiedere un incontro a Safilo senza aspettare l’avvicendamento fra i top manager». Pensare tuttavia che sia sufficiente far arrivare qualcuno di nuovo «perchè faccia miracoli è fuori luogo» riflette Lorraine Berton, presidente di Sipao, l’associazione delle imprese dell’occhialeria aggregate ad Assindustria Belluno, la quale invita tuttavia ad osservare lo scenario del settore da un angolo più aperto. «L’industria dell’ occhialeria italiana è sana, stiamo correndo su un’autostrada e qualche buca sull’asfalto può anche starci. C’è un mercato molto ricettivo e sono certa che Safilo abbia tutte le capacità di riprendere in mano la crescita e riposizionarsi come azienda leader». L’insieme dei player del comparto, del resto, secondo Berton ha ottime ragioni per attendersi un rinascimento prossimo venturo. «Ciò che ci rende orgogliosi è che gli investitori stranieri dell’occhialeria sono rimasti in Italia e questo prefigura un rientro importante di brand ora prodotti altrove. Una bella sfida che richiederà assestamenti trasversali alle imprese di ogni dimensione». Maurizio Castro, già manager di multinazionali come Electrolux, fa presente a questo proposito che l’occhialeria ha ancora molte produzioni in Paesi a basso costo. «Le condizioni per un robusto back-reshoring ci sono tutte, i marchi del lusso che producono in Cina sono ancora molti ma, con il passaggio dell’occhiale dal rango di accessorio a oggetto strettamente legato ad un logo della moda, la ricerca della qualità italiana sarà decisiva». Da Safilo a Luxottica, infine, dove il matrimonio con Essilor inquieta in particolare i colletti bianchi. Nel rinnovo delle Rsu la Cisl incassa il 41,5% dei consensi e supera, per delegati, (34 a 30) i cugini della Cgil mentre la Uil sale a 18.