Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Feto decapitato, il sospetto di un aborto fuori tempo in casa

Una telefonata ha allertato il 118, il caso segnalato in procura. Madre indagata, oggi l’autopsia

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VENEZIA La scena che i medici e gli infermieri del Suem 118 si sono trovati davanti in quella casa di Dolo è stata troppo anche per loro, che già sono abituati al peggio, come quando per esempio intervengo­no dopo alcuni terribili incidenti stradali o di altro tipo. Quella donna dell’Est aveva infatti, probabilme­nte, cercato di abortire in casa, ma qualcosa dev’essere andato storto. Il piccolo corpicino infatti era a terra senza la testa, che è stata trovata pochi metri più in là. L’episodio è avvenuto a dicembre, la segnalazio­ne è stata trasmessa in procura e oggi l’indagine prenderà le mosse con l’autopsia che il pm Massimo Michelozzi, titolare del fascicolo, affiderà al medico legale Antonello Cirnelli, che dovrebbe eseguirla già in giornata.

Solo l’esame medico potrà dare degli elementi utili a capire meglio che cosa sia accaduto in quella casa un paio di mesi fa. L’ipotesi di partenza della procura, quella basata sui dati più oggettivi, è quella dell’aborto clandestin­o, tanto che il pm ha indagato la madre del piccolo, secondo quando disposto dalla legge 194 del 1978. La norma infatti prevede tre ipotesi di reato legate all’aborto: l’interruzio­ne di gravidanza colposa, quella dolosa senza il consenso della donna e infine quella nella quale la madre sia d’accordo ma venga effettuata al di fuori del limiti previsti, cioè i primi novanta giorni, salvo i casi in cui ci siano dei gravi pericoli per la sua salute. In questo caso quel limite era stato superato già da alcune settimane e dunque la donna potrebbe rischiare, in caso di processo, una condanna fino a sei mesi.

Ma questi discorso sono ovviamente prematuri in questa fase. La vera domanda che si stanno cercando di porre gli inquirenti è come mai quel feto sia stato trovato decapitato. Se cioè questa tragedia nasca dall’operazione dell’aborto oppure se nasconda qualcosa di diverso. Quel che è probabile è che nel primo caso dovrebbero essere stati usati degli strumenti, dato che la pelle dei bambini è molto elastica.

Non sarebbe la prima volta che la procura si occupa di casi di aborto clandestin­o o di tragedie legate ai parti non voluti. Basti pensare al recente caso di Musile di Piave, dove un piccolo corpicino morto è stato trovato all’interno di un’azienda di trattament­o di rifiuti del luogo. Il cadavere della neonata è stato trovato lo scorso novembre tra le immondizie, probabilme­nte dopo essere stato gettato in un cassonetto dalla madre. Le indagini della procura non sono facili, anche perché i rifiuti arrivavano a Musile da almeno quattro regioni diverse. Gli inquirenti aspettano l’esito dell’autopsia e stanno cercando di raccoglier­e segnalazio­ni di donne incinte che poi non abbiamo partorito in strutture «ufficiali». (a. zo.)

L’esame Solo l’analisi medica potrà chiarire i dettagli

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