Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Venezia, assalto all’ultimo feudo «rosso»
Nell’unico collegio «contendibile» per il Pd, in campo anche l’avvocato dei risparmiatori e un’ex repubblichina di 93 anni
Viaggio nel collegio uninominale di Venezia per la Camera. Secondo i sondaggisti è l’unico «contendibile» per il centrosinistra in un Veneto dominato dal centrodestra (che schiera una leghista). Per il M5s l’avvocato dei risparmiatori.
VENEZIA Nel mare azzurro dipinto dai sondaggisti, che prefigurano qui in Veneto il cappotto del centrodestra, c’è solo un puntino rosso o meglio, tenue rosa pompelmo: il collegio uninominale di Venezia per la Camera. Non «di centrosinistra» ma quanto meno «contendibile», se c’è un posto in cui il Pd più giocarsela il 4 marzo è in laguna, terra rossa dal lontano 1993 di recente espugnata da Luigi Brugnaro per i colori - fucsia, come la sua civica - del centrodestra.
Ecco, innanzitutto, su chi punta l’imprenditore con la fascia tricolore? Su Andrea Causin, che però non è della partita. L’ex consigliere regionale e vice segretario del Pd, eletto alla Camera con Scelta Civica ed infine approdato in Forza Italia, è stato sì ricandidato da Berlusconi, ma al quarto posto del listino proporzionale del Senato, dietro a Elisabetta Casellati e Niccolò Ghedini (che saranno eletti altrove) e la padovana Roberta Toffanin. Nella ripartizione dei posti in palio tra Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia e la Lega (manca Italia, ma ci si potrebbe arrivare presto), la casella è toccata al Carroccio, che mette in pista Giorgia Andreuzza. Architetto, ex assessore al Turismo in Provincia, già candidata senza fortuna alle ultime Regionali (è la prima dei non eletti della lista Zaia), alle Comunali a Noventa di Piave, la sua città (è infatti originaria del Veneto Orientale, circostanza che ha destato qualche malumore), e prima ancor alle Europee del 2004, alle Politiche del 2006 e a quelle del 2008, Andreuzza è oggi vice segretario della Liga, braccio destro en rose di Gianantonio Da Re. Portavoce della «rivoluzione del buonsenso», punta su due classici della Lega, la sicurezza, in ogni sua declinazione, e l’autonomia, di cui dovrebbe diventare una delle avanguardie a Roma, come chiesto dal governatore Luca Zaia.
Fedele alle abitudini, specie a queste latitudini, il centrosinistra ha deciso di complicarsi l’esistenza mettendo l’uno contro l’altro, nell’unico collegio potenzialmente vincente, Nicola Pellicani e Michele Mognato. Il primo è il candidato del Pd ma più che del Pd, dell’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari e dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che furono entrambi legatissimi al padre, Gianni, deputato Pci-Pds dal 1972 al 1994, padre dell’aeroporto «Marco Polo» di Tessera
Lea Cariolin (Casapound)
Noi abbiamo vissuto un sogno. I giovani di oggi sono vuoti, vorrei che capissero che, nonostante tutto, la Patria c’è e che devono cercare degli ideali nelle loro idee
come lo conosciamo oggi. Nicola, giornalista della Nuova Venezia, segretario della Fondazione dedicata alla memoria del padre, animatore del Festival della Politica, tentò nel 2015 la corsa alle Comunali, candidandosi alle primarie per la scelta del candidato sindaco poi vinte dall’ex senatore e magistrato Felice Casson che, al «vedo», perse con Brugnaro. Michele Mognato, invece, è stato una delle figure chiave dei dem veneziani: assessore e vicesindaco con Paolo Costa, assessore, prosindaco di Mestre e vicesindaco con Massimo Cacciari, segretario provinciale del Pd, è stato eletto alla Camera nel 2013. Amico di Davide Zoggia, braccio destro di Bersani, ha deciso pure lui di lasciare i dem per accasarsi in Liberi e Uguali per le note ragioni che hanno fatto da sfondo alla scissione: «Il Pd non è più un partito del centrosinistra». Si può pensare che ne sia convinta anche Ilaria Boni Burini, candidata di Potere al Popolo.
Il Movimento Cinque Stelle schiera l’avvocato Enrico Schenato, ex Altroconsumo (si è dimesso dall’incarico prima di candidarsi), scelto dal capogruppo in Regione Jacopo Berti e dall’eurodeputato David Borrelli, prima che quest’ultimo lasciasse il Movimento per crearne uno tutto suo, perché ritenuto rappresentativo della galassia di risparmiatori messi in ginocchio da Popolare di Vicenza e Veneto Banca. I pentastellati stanno perorando da tempo la causa (hanno promosso di tasca loro il ricorso alla Convenzione europea per i diritti dell’uomo), nella speranza, neppure troppo nascosta, di capitalizzare la rabbia degli ex soci facendone voti sonanti. Si vedrà se Schenato, sfuggito ai sospetti di intelligenza con l’Udc, riuscirà nell’intento.
Tra gli altri candidati, al fianco di Caterina Baldo del Popolo della Famiglia e Rudi Favaro di Forza Nuova, spiccano l’ex leghista Pierangelo Del Zotto, ora alfiere di Grande Nord, che fu assessore al Bilancio in Provincia quando in giunta c’era Andreuzza, e Lea Cariolin, classe 1924, che in gioventù fu orgogliosamente «soldato» di Mussolini nella Repubblica sociale. Già candidata alle Comunali di Verona, la sua città, è ormai da tempo uno dei volti simbolo di Casapound. (2-continua)