Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Bcc, tregua in Federazione «Si va avanti»
Creato un tavolo paritetico. «Novella? Meglio un altro»
Tregua armata nella Federazione delle Bcc venete: le 9 banche filo-Trento garantiscono la continuità di gestione ma reclamano la vicepresidenza.
PADOVA Di pace non si può certo parlare ma di una tregua, utile quarto meno a rasserenare gli animi, sì. Nell’assemblea straordinaria convocata ieri dal presidente della Federazione veneta delle Banche di credito cooperativo, Ilario Novella, con l’intenzione di conoscere una volta per tutte le intenzioni delle nove Bcc aderenti al gruppo alternativo di Cassa Centrale Banca rispetto alla sopravvivenza della Federazione stessa, è stato sottoscritto un patto di non belligeranza. I «rivoltosi», che hanno scelto il gruppo di Trento anziché associarsi ad Iccrea (come le altre 13 Bcc e Cra regionali), e che per questo hanno versato solo la metà della quota annuale - significa 800 mila euro in meno -, l’ipotesi di liquidare la Federazione non l’hanno nemmeno voluta discutere. Però, si legge a conclusione di un documento letto dal presidente di Bcc Prealpi, Carlo Antiga, in nome di tutte le «trentine», sono maturati i tempi «per un coinvolgimento diretto nel Consiglio di amministrazione della Federazione anche mediante una ricomposizione della presidenza».
In termini più chiari, le banche che stanno con Trento (e che da mesi disertano volontariamente il Cda della Federazione) chiedono di avere la vicepresidenza. La
Antiga Tempi maturi per un coinvolgimento diretto nel Cda
Novella Risultato nuovo e incoraggiante, c’è la volontà di dialogare
permanenza al vertice di Novella, che nelle scorse settimane le aveva accusate di irresponsabilità, è una pregiudiziale? «No – mandano a dire i filo-Trento – ma se ci fosse qualcun altro sarebbe meglio». La Federazione, insomma, è bene che continui a lavorare. Anche perché, se l’autoriduzione del 50% della quota era giustificata dal rischio di pagare inutilmente dei servizi che presto sarebbero stati resi alle associate da Ccb Trento, non sembra affatto vi sia la sicurezza che, da luglio in poi, tutto sia già pronto. «Non abbiamo mai detto che il resto della quota non lo avremmo versato – ricordano ancora le banche venete di Ccb – ma che a metà anno ci saremmo aggiornati per decidere sul resto».
Tenendo anche conto che, nel frattempo, potrebbe risolversi almeno qualcuna delle partite legate alla cessione di quote delle società strumentali partecipate in varia misura dalle Bcc e dalla stessa Federazione. Stiamo parlando di Cesve (società di servizi informatici), Neam (fidi) e Assicra (assicurazioni), le quali, conti alla mano, per la Federazione qualche milione lo valgono. Se entrasse della liquidità, cioè, il tema delle quote pagate a metà potrebbe non essere alla fine così pesante. Se invece così non fosse, assicurano sempre i filo-trentini, mai sarebbe concepibile l’idea di affossare la Federazione di Padova. E tantomeno di lasciare a piedi quella cinquantina di lavoratori che, «da figure qualificate come sono, mal che vada una via per essere adeguatamente reimpiegate nel sistema delle Bcc la troverebbero facilmente». Dovesse mai la Federazione essere liquidata, è pure opportuno ricordare che quei soldi andrebbero ai fondi mutualistici e non certo alle Bcc, quindi nessuno ci guadagnerebbe.
Comunque sia, la decisione assunta ieri è stata quella di formare un tavolo paritetico, composto da tre esponenti di uno schieramento e tre dell’altro, per ragionare e trovare in tempi brevi un percorso utile a riportare a regime la Federazione. «Un risultato nuovo e incoraggiante – ha commentato alla fine anche Novella – che va preso, assieme alla presenza in assemblea di tutte le banche, come un segnale significativo della volontà di percorrere la strada del dialogo».