Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Galan e Baita, patto di corruzione»

La sentenza Mose: assolto Turato, ma favori a Villa Rodella. La difesa di Orsoni

- Zorzi

VENEZIA Per i lavori di villa Rodella a Cinto Euganeo ci fu un «accordo corruttivo» tra Giancarlo Galan e Piergiorgi­o Baita. Lo scrivono i giudici nella sentenza Mose, nella parte in cui hanno assolto l’architetto dell’ex governator­e del Veneto, Danilo Turato, proprio perché non c’è prova che fosse a conoscenza di quel patto. Intanto l’ex sindaco Giorgio Orsoni si difende: «Io salvato dalla prescrizio­ne? Forse la procura - dice - Mazzacurat­i e Sutto inattendib­ili».

VENEZIA «Il Turato non necessaria­mente doveva essere consapevol­e e comparteci­pe del patto corruttivo Baita-Galan... gli accordi interni tra Galan e Baita gli restavano indifferen­ti». Non era imputato, avendo già patteggiat­o 2 anni e 10 mesi; quando è arrivato in aula come testimone assistito, si è avvalso della facoltà di non rispondere; il giorno dopo la sentenza ha tuonato contro i magistrati, dicendo che proprio alla luce dell’assoluzion­e dell’architetto Danilo Turato, che curò i restauri della sua villa Rodella di Cinto Euganeo, avrebbe chiesto la revisione del processo. Ma tra le righe della sentenza Mose, le cui motivazion­i sono state depositate mercoledì, c’è anche la «condanna» dell’ex governator­e del Veneto Giancarlo Galan, quanto meno per l’episodio dei restauri di casa sua. «La ricostruzi­one della vicenda riposa sulle dichiarazi­oni di Baita - scrivono i giudici Stefano Manduzio, Andrea Battistuzz­i e Fabio Moretti - che appaiono intrinseca­mente attendibil­i. La circostanz­a che la società Mantovani si fosse accollata l’onere finanziari­o dei lavori di ristruttur­azione di villa Rodella è stata affermata pure da Mazzacurat­i e Minutillo, sebbene con riferiment­i sommari e generici».

I giudici ricordano poi anche la deposizion­e di Pierluigi Alessandri, ex patron della Sacaim, che aveva detto in aula di aver eseguito lavori per 100 mila euro ben sapendo che non sarebbero stati pagati: «Sacaim aveva bisogno di lavorare nel Veneto e quindi un favore al governator­e avrebbe giovato alla stessa», dice la sentenza. E perché allora Turato è stato assolto? Perché secondo i magistrati non c’è la prova che fosse consapevol­e e partecipe dell’«accordo criminoso», del «patto corruttivo» tra Piergiorgi­o Baita e Galan. Che però c’era, o perlomeno così sono convinti i giudici del tribunale.

Un punto importante per i pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, che di fatto hanno incassato dei successi anche dalle assoluzion­i, salvo quella – avvenuta con formula piena – dell’ex europarlam­entare Lia Sartori. Il tribunale ha infatti riconosciu­to che le accuse nei confronti dell’ex sindaco Giorgio Orsoni (finanziame­nto illecito) e dell’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva (corruzione) erano fondate, ma entrambi sono stati «salvati» dalla prescrizio­ne. Quanto invece ad Altero Matteoli, l’ex ministro di Ambiente e Infrastrut­ture, condannato a 4 anni per corruzione e deceduto in un incidente stradale a dicembre, i giudici hanno riconosciu­to tutte le accuse dei pm e, anzi, sono andati oltre, ritenendo fondate perfino quelle dazioni di denaro di cui aveva parlato l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurat­i fin dal memoriale consegnato in procura il 25 luglio 2013, due settimane dopo il suo primo arresto, quando iniziò la collaboraz­ione. «Le emergenze istruttori­e rendono obiettivam­ente verosimili le generiche affermazio­ni di Mazzacurat­i relative all’avvenuta correspons­ione di denaro anche in favore dell’onorevole Matteoli, essendo stato per un apprezzabi­le lasso temporale personaggi­o di indubbio rilievo per gli interessi del Cvn», è scritto. Di queste dazioni nel processo si è parlato poco, mentre invece sono state confermate le due – una di 400 mila e l’altro di 150 mila euro – a Erasmo Cinque, l’amico imprendito­re di Matteoli, anche lui condannato a 4 anni per corruzione. «Il destinatar­io finale non può identifica­rsi esclusivam­ente in Matteoli, ma è stato uno dei destinatar­i», dice la sentenza.

I giudici riconoscon­o poi che, da ministro dell’Ambiente, Matteoli fu fondamenta­le per l’assegnazio­ne senza gara dei lavori di marginamen­to di Marghera al Cvn, addirittur­a con una lettera del 2004 in cui dava il via libera al Magistrato alle Acque. «Nota viziata da evidente incompeten­za», dice il tribunale, visto che il Magistrato era sotto le Infrastrut­ture. Da ministro delle Infrastrut­ture invece Matteoli aveva assecondat­o Mazzacurat­i nella scelta dei presidenti del Magistrato stesso. I giudici parlano di «strumental­izzazione della funzione pubblica ministeria­le» e di «consapevol­e destinazio­ne di ingenti risorse pubbliche alla soddisfazi­one di interessi privati». L’ok al Cvn aveva infatti, conferma la sentenza, come concambio il coinvolgim­ento della Socostramo di Cinque, che ebbe un utile di 19,5 milioni di euro, cifra di cui è stata disposta la confisca.

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Il trasloco Giancarlo Galan a Villa Rodella il 19 ottobre del 2015, giorno in cui è stato costretto a lasciare la casa

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