Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
C’è la trattativa sull’autonomia, la Regione ferma i ricorsi alla Consulta
VENEZIA «Non cerco la rissa». Il governatore Luca Zaia lo ripete ogni volta che ne ha l’occasione, a riprova della buona volontà che ci sta mettendo nella trattativa autonomista col governo. E ai propositi, sta in effetti facendo seguire i fatti: da che è iniziato il dialogo con Roma, all’inizio di dicembre, la sua giunta non ha più deliberato un solo ricorso alla Corte costituzionale contro le leggi varate dall’esecutivo Gentiloni. Prima si viaggiava ad un ritmo sostenuto che poteva arrivare anche a due o tre impugnazioni al mese. Qualche esempio: i vaccini obbligatori, innanzitutto, a più riprese; poi il Codice del Terzo settore, la nuova Valutazione di Impatto Ambientale, la Finanziaria 2018 (anche qui in più punti), il servizio civile, le norme per la Semplificazione (è di venerdì la notizia che il ricorso, presentato a fine 2016, è stato dichiarato «inammissibile»). Dall’inizio della legislatura, a maggio 2015, il Veneto ha trascinato il governo davanti alla Corte costituzionale per ben ventotto volte.
L’ultima, a leggere il Bollettino Ufficiale della Regione, è stata il 17 ottobre del 2017 (contro il nuovo codice del Terzo settore), cinque giorni prima del referendum che avrebbe portato 2,3 milioni di veneti a dire «Sì» a più autonomia. Da quel momento, stop. Non solo: nel mese successivo, quello di novembre, vigilia dell’apertura dei tavoli tecnici presso il ministero degli Affari regionali, si incontrano due delibere che danno mandato all’avvocatura di rinunciare ad altrettanti ricorsi attivati nel 2016, in un caso perché le norme erano state cambiate, nell’altro perché erano stati nel frattempo «fugati i dubbi di legittimità».
E mentre si attende di conoscere la risposta all’interrogazione presentata da Piero Ruzzante, consigliere di Liberi e Uguali che chiede di sapere quanto sia costato alla Regione tutto questo battagliare davanti alla Consulta (col sospetto che si sia trattato di iniziative strumentali, dettate dal diverso colore politico tra Venezia e Roma), non si può dire che la controparte, che a sua volta non ha lesinato energie sul fronte, abbia dato prova di uguale «buona volontà»: l’ultimo ricorso, infatti, risale ad appena due giorni fa (a una settimana dalla firma dell’intesa sull’autonomia), quando il governo ha deciso di impugnare la norma sul nomadismo venatorio che già era costata una mezza crisi di maggioranza in consiglio regionale.
Si vedrà se le cose cambieranno una volta firmata l’intesa, mercoledì a Palazzo Chigi, evento che Zaia ha salutato anche ieri, dalla piazza «salviniana» di Milano, con entusiasmo: «Sta accadendo qualcosa di unico ed è solo la prima tappa per cercare di fare dell’Italia un Paese un po’ meno sfigato».