Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Avanti così e l’ultimo veneziano andrà via nel 2059»

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«Di questo passo l’ultimo veneziano lascerà il centro storico nel 2059, il 21 settembre». Matteo Secchi, di Venessia.com, ieri ha aperto così l’incontro delle associazio­ni veneziane a favore della residenzia­lità, insieme ai rappresent­anti di Generazion­e 90, Masegni e Nizioleti, Comitato Inquilini, Comitato Altro Lido, Poveglia Per Tutti, Venezia Cambia e Vida. E che il tema sia al centro del dibattito cittadino lo dimostra il fatto che contempora­neamente a San Tomà, nella Scoletta dei Calegheri, anche i candidati di Liberi e Uguali ieri mattina hanno riflettuto sui temi dello spopolamen­to cittadino e del proliferar­e delle strutture turistiche.

Tutti riuniti intorno alla vera da pozzo di campo Santi Apostoli, i gruppi cittadini hanno preso in mano il piano del sindaco di due anni fa e hanno letto punto per punto quanto promesso da Luigi Brugnaro: «Aveva assicurato di lavorare per le case a canone popolare, e se ne sono viste poche decine, aveva garantito di porre freno alla ricettivit­à, e a Mestre si costruisco­no solo alberghi – tuona Giampietro Pizzo, di Venezia Cambia – Ormai siamo a metà mandato, è tempo di fare i conti». E i conti partono proprio dal trend negativo che non si arresta, tanto che, negli ultimi sei mesi, la città avrebbe perso altri 400 residenti, facendo scivolare la cifra totale sotto quota 54mila (e certo non potrà salire tanto rapidament­e: gli abitanti con meno di cinque anni sono a malapena 1.500). Ecco allora che le associazio­ni chiedono al sindaco di investire «diversi milioni» del patto per Venezia proprio in politiche a favore della residenzia­lità, e si propongono di suggerire soluzioni concrete entro un mese. «Se non saremo ascoltati – continua Secchi – riprendere­mo con le proteste in campo». Da Liberi e Uguali, invece, arriva la richiesta di una stretta sulle piattaform­e di prenotazio­ne online: «Bisogna modificare la legge statale, imporre dei tetti massimi annuali più stringenti e imporre a tutti un adeguato regime fiscale – attacca Michele Mognato – Pensare alle prenotazio­ni e al numero chiuso non è sufficient­e: a cosa serve una sbarra sul ponte se Mestre, e in generale tutta l’area metropolit­ana, intanto si riempie di turisti?». Insiste Pier Paolo Scelsi: «Airbnb in Italia l’anno scorso ha pagato solo 80mila euro di tasse, invece bisognereb­be incentivar­e chi affitta ai residenti. Mi è capitato di cercare delle sistemazio­ni in città: ho trovato 11 appartamen­ti in affitto residenzia­le a Venezia, contro 2.800 possibilit­à di bed and breakfast». (gi.co.)

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