Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Pili, Boraso attacca Musolino «Potere impositivo, pensi al Porto»
Dopo le nuove competenze Ferrazzi rilancia Tessera e PalaExpo
Assessore E’ uno Stato nello Stato, più veloce un parere di un ministero
VENEZIA «Uno Stato nello Stato, facciamo prima ad avere un parere dal ministero. Mi pare che il presidente del Porto stia esagerando. Cosa dobbiamo fare quando avremo bisogno di chiedere l’arrivo degli autobus a San Basilio? Ha ragione il governatore Luca Zaia che chiede l’autonomia, qua si fa il contrario, questo è un potere impositivo», dice stizzito l’assessore alla Mobilità renato Boraso dopo le affermazioni di Pino Musolino sullo sviluppo dei Pili. Torna così ad infuocarsi il dibattito sullo sviluppo dell’area ai piedi del ponte della Libertà, i terreni di proprietà della Porta di Venezia, società facente capo a Luigi Brugnaro fatta entrare nel blind trust del sindaco.
Le novità, emerse nell’audizione del presidente del Porto, giovedì in seduta congiunta delle commissioni quarta (Mobilità) e nona (Attività produttive) scatenano le polemiche. Musolino ha spiegato che, per effetto del Decreto correttivo sui Porti (entrato giusto ieri in vigore) ogni intervento all’interno dei confini del Porto ha bisogno del parere dell’Autorità. Ma non solo, va convocata una conferenza dei servizi la cui presidenza spetta proprio al Porto. «Va fatto un approfondimento — commenta il capogruppo del Pd in consiglio Andrea Ferrazzi — ma le dichiarazioni di Musolino confermano quanto sempre sostenuto: a prescindere dal progetto di valorizzazione dell’area, la realizzazione anche solo del palazzetto avrebbe dei tempi lunghi e ostacoli notevoli». Per Ferrazzi, i problemi dei Pili erano già tanti prima che ci fossero le nuove competenze del Porto. «Ostacoli su ostacoli — conclude —, tra cui bonifiche, vincoli ambientali e paesaggistici, la necessità di varianti urbanistiche: nel tempo medio il palasport può essere realizzato al Quadrante di Tessera, nell’immediato si usi il PalaExpo vicino al Vega questa è la strada se si ha l’interesse per la città». A differenza di chi non conosceva il nuovo decreto sui porti, l’onorevole Michele Mognato (LeU) ne aveva seguito i lavori a Roma ma, per lui, il problema non sono tanto le competenze sui Pili del Porto ma l’intero progetto di sviluppo della nostra città. «Al di là del fatto che l’area può o meno interessare al Porto — dice — il nodo è la speculazione immobiliare ai Pili come anche nel resto della città, in via Ca’ Marcello stanno costruendo hotel, altri ne sono previsti in stazione, all’ex Umberto I c’è commercio e ricettivo: è troppo».
Comunque sia è chiaro che la luna di miele tra Musolino e Brugnaro è ampiamente dimenticata. Ca’ farsetti e Porto ormai sono distanti anni luce, l’ultima polemica in ordine di tempo è stata quella sulla cancellazione del garage multipiano alla Marittima. «L’accordo era già stato firmato, il Porto non rispetta gli impegni», ha ribadito più volte sindaco e assessori. La presa di posizione sui Pili non fa altro che alzare la tensione, anche perché Porto e Comune, hanno un confronto continuo. «Vogliamo sgravare piazzale Roma da autobus e pendolari, stiamo pensando di fare una linea di mezzi elettrici da Cialdini a Santa Marta, se il buongiorno si vede dal mattino sarà difficile trovare una qualsiasi intesa con Musolino che forse dovrebbe pensare di più al Porto e ai container», dice l’assessore Boraso.
Mognato Meglio focalizzarsi sul progetto di sviluppo della nostra città