Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fanpage e gli affari sui rifiuti Caso in Parlamento, pm cauti
Il ruolo della «Dama», i dubbi e i falsi titoli
Camorra a Venezia, il VENEZIA video di Fanpage finisce in Parlamento. Magistrati cauti. I dubbi sul ruolo della «Dama» dei rifiuti.
L’inchiesta di Fanpage sui soldi della Camorra a Porto Marghera finisce in Parlamento con l’interrogazione di Liberi e Uguali mentre i consiglieri comunali del Gruppo Misto hanno presentato un’interpellanza al sindaco per fare luce sulla vicenda. Anche perché nella quarta puntata on line martedì sera viene chiamata in causa anche la politica con l’incontro fugace della «signora dei rifiuti» Maria Grazia Canuto e dell’imprenditore Giuseppe Severin con il ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti, con un dirigente del Comune e con il direttore di Confindustria Venezia. «Quanto apparso dal video è grottesco e sconcertante, Venezia ha già voltato pagina rispetto agli anni scorsi quando l’immagine della città è stata abbondantemente lesa», dice l’amministrazione comunale.
Gli incontri
In effetti la donna si avvicina al sindaco che però non la ascolta nemmeno, stringe la mano al dirigente dell’amministrazione (che chiama «capo del Comune», è lo stesso che quattro anni fa aveva firmato il parere di compatibilità dell’intervento rispetto alla destinazione d’uso prevista) senza in tavolare nessun discorso, cerca di parlare con il ministro all’Ambiente che la invita quasi subito a rivolgersi a un suo collaboratore, saluta il direttore di Confindustria Giampiero Menegazzo (chiamandolo presidente). L’obiettivo è di promuovere il progetto della Venice Europe Gate del Consorzio Tecnologico veneziano che fa capo a Severin, di un deposito di prodotti petroliferi a Porto Marghera coinvolgendo Nunzio Perrella, ex camorrista e oggi «agente provocatore» di Fanpage per far emergere il traffico illecito di rifiuti e il riciclaggio dei soldi della Camorra. I due avevano già raggiunto un accordo che ha portato poi alla consegna alla mediatrice e all’imprenditore di un trolley con 2,8 milioni, anche se in realtà c’erano solo paccheri, e non soldi («ma cos’è, uno scherzo di Carnevale», hanno poi scritto in un sms a Petrella dopo non aver trovato i soldi nella valigetta).
In tempi stretti
«Dobbiamo fare tutto entro un anno, non è facile governare una città come Venezia — si vede che Canuto dice a Perrella in una parte del video registrato — Se ci capita uno come Cacciari non facciamo più niente, diventa tutto un parco tecnologico, quello virtuale, in cui si mettono piantine e serre per i fiori». Precisa Ca’ Farsetti: «Preoccupa come qualcuno possa anche solo pensare che a Venezia la legalità non sia rispettata. Noi continueremo a vigilare per garantire cheche gli investimenti e i finanziamenti che arrivano in città siano trasparenti e provenienti da imprenditori seri».
Dalla procura di Napoli, che già nei giorni scorsi aveva acquisito i video girati da Fanpage, tuttavia filtra qualche perplessità in relazione al filone veneziano dell’inchiesta giornalista. Al momento, spiegano fonti investigative, non verrà inviato nulla in laguna perché, stando a quanto emerge dal filmato, non sembra profilarsi alcuna ipotesi di reato. E’ comunque probabile che venga approfondita la figura della trevigiana.
L’inchiesta in Parlamento
Il rischio di riciclaggio di denaro sporco però ha provocato una serie di prese di posizione: dai candidati di Liberi e Uguali al presidente della Municipalità Gianfranco Bettin passando per l’ex giudice di Cassazione Antonino Abrami (in corsa con il M5s). «Il nostro territorio ha già subito abbastanza — dice Bettin — non ha bisogno di altri affari sporchi, ha già la mafia coi guanti bianchi del Mose e quella, senza guanti, del Tronchetto». Gli onorevoli Michele Mognato e Giulio Marcon (candidati di LeU) ieri hanno depositato un’interrogazione al governo per chiedere che sia fatta luce sulla vicenda. «Si faccia tutto il possibile per bloccare questi fenomeni di malavita organizzata — dice Mognato — Tutte le battaglie fatte perché Marghera riparta e sia riqualificata non possono essere vanificate: serve qualcuno che vigili, che sia un commissario o altro non importa, quel che conta è controllare e contrastare il malaffare». Aggiunge Marcon: «Stiamo valutando di presentare un esposto alla magistratura». Da giudice, Abrami si è battuto per portare a Venezia il Tribunale dell’Ambiente: «Porto Marghera ora che ne è stata succhiata via la parte migliore sembra non debba avere un futuro come la legittima e meritata aspettativa di vederne una rinascita», commenta - È ora di risposte forti, di cambiamenti radicali». Intanto i consiglieri comunali del Gruppo Misto Ottavio Serena e Renzo Scarpa hanno presentato un’interpellanza al sindaco chiedendo quale sia la situazione del progetto nel mirino (ha avuto solo un parere di compatibilità rispetto al piano regolatore) e «cosa intende fare per rafforzare il controllo sul territorio, sugli uffici e sulle aziende».