Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Chi denunciai continua a fare affari»

- Di Paolo Coltro

Il suo volto mascherato da un passamonta­gna riempie il video. La sua voce napoletana è la colonna sonora della devastante inchiesta che il quotidiano online Fanpage pubblica puntata dopo puntata sul web. Tema: l’incessante traffico di rifiuti che il Belpaese tollera e favorisce. Ma il protagonis­ta è lui, più che i rifiuti: Nunzio Perrella, definito ex boss della camorra, sicurament­e ex collaborat­ore di giustizia. Torna, per la terza volta, a dire quel che ha sempre detto, ma questa volta con una telecamera nascosta, come per dire: «e adesso come fate a non credermi?». Gli stanno dicendo di tutto, in questi giorni: infiltrato, agente provocator­e. Una posizione delicata e difficile: si tira tutte le critiche addosso e nel contempo rischia la pelle. Però, prima di Fanpage, Perrella ci aveva provato altre due volte.

L’oggi è ancora caldo di notizie. Il 15 febbraio nella casa dove abita si presentano alle 7 di mattina quattro agenti dello Sco, il Servizio centrale operativo della polizia: perquisisc­ono tutto, si portano via computer, cellulari, borse e documenti, si portano via anche lui. Lo interrogan­o fino alle due in Questura. Sono gli stessi momenti della perquisizi­one nella redazione napoletana di Fanpage, ordinata dalla magistratu­ra. Nel giro di ventiquatt­r’ore il nome di Perrella torna sui giornali, dopo ventisei anni. La prima volta era stato all’indomani del 29 maggio 1992, quando lo arrestano a Thiene, con imputazion­i per traffico di droga e di armi. A Thiene: ma com’era finito nell’industrios­o Veneto un napoletano fratello del boss sanguinari­o Mario ‘o marittiell­o, quello che dettava legge nel rione Traiano? Nunzio, il fratello maggiore, è un camorrista diverso, un «colletto bianco». «Si fanno più soldi con il cervello che con la pistola», dice e fa. Mai sparato, mai ammazzato nessuno. Oddio, non disdegna i traffici di droga, magari piazza armi, traffica ovunque si possa trafficare, impianta una ditta di costruzion­i edili. Ma soprattutt­o scopre il traffico dei rifiuti. Pian piano impara e ci si butta. Lui, che al Nord ha i subappalti per i suoi lavori edilizi, diventa uno dei protagonis­ti del grande trasferime­nto di veleni da Veneto, Piemonte, Lombardia fin nelle terre campane. Sa molto, se non tutto. Conosce i meccanismi, le persone, le aziende. È parte di una gigantesca storia di illegalità che pochi vogliono vedere.

Quando si pente, e la racconta, i magistrati sgranano gli occhi. È la prima volta di Perrella, quella che poteva essere decisiva. Invece.. «Mi sono fatto 21 anni agli arresti, e intanto quelli che avevo denunciato hanno continuato a lavorare e a fare miliardi» racconta il collaborat­ore di giustizia. Diciamo che s’incazza, Perrella. «Mi pento di essermi pentito», dirà. Uscito dal programma di protezione, vuole un nome nuovo per poter rifarsi una vita, e non glielo danno per complicate questioni giuridiche. E allora vuole tornare a racconta la sua verità. Vuole pubblicare un libro. Chi scrive l’ha ascoltato, a lungo, attanaglia­to da quella domanda: credergli o non credergli? E fino a dove credergli? Ma Perrella è stato l’innesco di una ricerca che, partendo dalle sue affermazio­ni, ha cercato verifiche e le ha trovate. Il libro a quattro mani è uscito, si chiama «Oltre Gomorra. I rifiuti d’Italia» ed è la testimonia­nza che Perrella, prima di prestarsi all’inchiesta di Fanpage, aveva di nuovo detto chiaro come funzionano le cose nello smaltiment­o dei rifiuti.

Oggi come ieri, come sempre. Con gli stessi protagonis­ti, le aziende che cambiano nome ma non essenza, gli stessi passaggi che coinvolgon­o funzionari di enti pubblici e politici. Con i camorristi, certo, che tuttavia sono solo un anello di una catena che ne ha altri. Tutto questo, spesso con veemenza, è stato ripetuto per mezza Italia alle presentazi­oni del volume. Perrella nelle librerie con il volto nascosto da una sciarpa, cappellacc­io e occhiali scuri. Perrella di fronte alle madri napoletane con i figli avvelenati che si difende e denuncia. Perrella davanti alle telecamere che s’infervora e passa al napoletano stretto, incomprens­ibile.

Si sono sprecati in questi giorni i dubbi sul suo ruolo: infiltrato, agente provocator­e…

Intanto l’hanno indagato per induzione alla corruzione e Perrella freme per mantenere un profilo basso: «Non posso dire nulla, sono sotto inchiesta». Ma in tempi non sospetti parlava chiaro: «Tutti questi affari illegali li stanno facendo, è cronaca di ogni giorno. Mi chiamano in tanti, mi cercano, non sono io a sollecitar­e».

«Che facciamo se t’ammazzano?» pare gli abbia detto un magistrato di Napoli. Voleva tornare alla ribalta per dimostrare che il marcio continua ad esistere, e l’ha fatto per Fanpage senza essere pagato. «Nemmeno un cent».

Perrella adesso tace, se non altro perché deve nasconders­i. Ha già parlato tre volte.

 Nunzio Perrella/1 Questi affari illegali li stanno facendo Mi chiamano in tanti, non sono io a sollecitar­li  Nunzio Perrella/2 Non fatemi dire altro, sono sotto inchiesta da parte della magistratu­ra e non posso parlare

 ??  ?? Sotto inchiesta Nunzio Perrella, ex collaborat­ore di giustizia ora è indagato
Sotto inchiesta Nunzio Perrella, ex collaborat­ore di giustizia ora è indagato

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy