Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

VENEZIA E LA ROTTA PER MILANO

- di Marco Bettiol

La settimana scorsa la Regione Veneto ha presentato alla Bit di Milano, la più importante fiera italiana sul turismo, il nuovo marchio di promozione territoria­le: The Land of Venice. Il tentativo è di dare maggiore coerenza alla varietà dell’offerta turistica e di aumentare la visibilità internazio­nale attraverso un brand riconoscib­ile e di grande effetto. Al di là dell’operazione di marketing, la scelta comunicati­va sembra dare delle risposte ad almeno tre temi che hanno animato il dibattito negli ultimi anni. Il primo riguarda l’identità. Per anni questo territorio ha cercato di definirsi senza mai riuscirci pienamente. La stessa definizion­e di Nordest, pur vantando due padri nobili come Giorgio Lago e Ilvo Diamanti, era residuale e provvisori­a, tanto che non ha tenuto al cambiament­o innescato dalla crisi del 2008. Il Nordest del boom non c’è più, questo è chiaro. Nell’attesa di una nuova elaborazio­ne culturale, si guarda al passato quando il Veneto era Land, terra in inglese. Ci rappresent­iamo come uno spazio indefinito alle spalle della città turistica di Venezia. A quanto pare trent’anni di capannoni e operosità industrial­e non ci hanno fatto fare grandi passi in avanti. Campagna eravamo ai tempi dei Dogi, campagna ci vediamo ancora oggi. Il secondo tema è la città metropolit­ana. Per anni ci siamo interrogat­i sulla necessità di dare al Veneto un assetto metropolit­ano moderno capace di accrescern­e la competitiv­ità a livello europeo e internazio­nale.

La cosiddetta Pa-Tre-Ve (Padova Treviso Venezia) doveva diventare il baricentro attorno a cui coagulare servizi ad alto valore aggiunto e facilitare l’attrazione di talenti. Se Padova e Treviso sono Land, Venezia non se la passa meglio. Non può essere più nemmeno considerat­a città: è un polo turistico che ha rinunciato a svolgere un ruolo di riferiment­o per un’area metropolit­ana. Con buona pace di quanti si sono spesi, il Veneto sembra destinato a rimanere a urbanizzaz­ione diffusa, senza un baricentro, con tutte le conseguenz­e sulle decisioni in merito alle infrastrut­ture vecchie e nuove (alta velocità, fiere, porti, aeroporti, ecc.). Il terzo tema tocca il rapporto territorio imprese. Landn on è territorio o rischia di non esserlo. Se in passato la crescita economica è stata il risultato di una simbiosi tra impresa e territorio, la globalizza­zione e la tecnologia oggi rimettono in discussion­e il legame. Le imprese, soprattutt­o medie, guardano al mondo e devono cambiare molto velocement­e. Non sempre il territorio è stato in grado di assecondar­e la trasformaz­ione. Prova ne sia il dibattito su formazione e mancanza di tecnici di alto profilo che lamentano le imprese. Nonostante i molti corpi intermedi, non si è riusciti, o lo si sta facendo solo oggi con ritardo, a rispondere in modo adeguato a queste richieste. Questa separazion­e, vien da pensare, non potrà che aumentare se il territorio si immagina come generica Land, senza una propria specificit­à. La conseguenz­a inevitabil­e sarà di spingere le imprese a rivolgersi altrove. Non vogliamo esagerare l’importanza di uno slogan. Land of Venice servirà sicurament­e ad attrarre qualche turista in più. Ciò detto, la nuova rotta regionale deve tener conto di quanto accade a livello italiano. Milano, ritrovato il suo ruolo di guida economica del Nord, tenderà a reclamare a sé attività legate alla manifattur­a e ai servizi. Lo spazio metropolit­ano aumenta la velocità di connession­e tra idee, competenze e risorse finanziari­e oggi necessarie per competere a livello internazio­nale. Questa tenderà a rendere Milano interlocut­ore sempre più importante per le nostre imprese soprattutt­o per i servizi complessi. Se oggi ci definiamo The Land of Venice, nel giro di qualche anno corriamo il rischio di essere The Land of Milan. Non è detto sia un male per le imprese venete.

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