Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Paese senza leader al voto «Un patto tra i ragionevoli»
Il direttore del Corriere Fontana e Vescovi (Confindustria Vicenza) a confronto
Cosa succederà alle urne? E quale prospettiva, se nessuno vincerà veramente? Tornare a votare dopo tre mesi? Sono solo alcune delle domande intorno alle quali si è articolato ieri il dialogo a palazzo Bonin Longare di Vicenza, tra il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, autore del libro «Un Paese senza leader», e il presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi. «Per motivi più o meno nobili io credo che si troverà un compromesso tra le forze più ragionevoli, per fare quelle due o tre cose che sono necessarie al Paese» ha detto Fontana. E Vescovi: «Abbiamo bisogno di stabilità».
La metafora di questo Paese (e di queste elezioni) sta tutta nella vignetta di Giannelli che campeggia sulla copertina del libro: la carrozza, al cui interno sono stipati tutti i maggiorenti e i capi popolo della politica italiana, sta sull’orlo del precipizio. Cosa deve succedere perché, lunedì prossimo, non ci tocchi di fare la scoperta che sono (e siamo) precipitati di sotto?
Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera e autore del libro in questione («Un Paese senza leader», edito da Longanesi), non fa oroscopi elettorali ma ha un’idea molto precisa degli scenari che si presenteranno dal 5 marzo agli italiani: «Penso che la coalizione di centrodestra - ha detto ieri sera a palazzo Bonin Longare di Vicenza, nel corso del dialogo con il presidente di Confindustria, Luciano Vescovi, moderato dal giornalista Marino Smiderle - arriverà a un passo alla vittoria ma non avrà una maggioranza assoluta. La vera incognita, caso mai, è il numero dei votanti: se sarà molto basso potranno arrivare le sorprese, perché gli elettorati più motivati sono senza dubbio quelli della Lega e dei 5 Stelle».
E dunque, ragioniamo su questa prospettiva: nessuno vince veramente. Che si fa, sempre per evitare che la carrozza partorita dalla matita di Giannelli finisca nell’orrido con tutti dentro? Si torna a votare dopo tre mesi? Il direttore di via Solferino è decisamente lontano da questa soluzione: «Per motivi più o meno nobili ha sottolineato Fontana - io credo che si troverà un compromesso tra le forze più ragionevoli, per fare quelle due o tre cose che sono necessarie al Paese. Tra le quali c’è sicuramente anche una legge elettorale diversa e ben fatta, che io auspicherei di segno maggioritario e con l’indicazione del futuro leader. Mi sembrerebbe del tutto inutile rivotare dopo pochi mesi con le stesse regole». Aggiunge il leader degli industriali vicentini, Vescovi, con parole particolarmente nette: «Cosa mi auguro che faccia il nuovo governo come primo provvedimento? Possibilmente niente! Piuttosto proseguano nella linea tracciata dal governo uscente, le imprese italiane hanno bisogno di stabilità e normalità. Anch’io trovo che la legge elettorale andrebbe cambiata, perché questa che abbiamo costringe tutti i competitori candidati a non dire la verità. E lo stiamo vedendo molto chiaramente in questa campagna elettorale».
Larghe intese o governo di scopo che sia, rimane la questione di fondo posta dal libro di Fontana: dove lo andiamo a cercare un leader per questo incorreggibile Paese, dove «il sistema politico e istituzionale - scrive il direttore del Corriere - sembra confezionato su misura per impedire l’ascesa di una nuova personalità e l’affermazione di una nuova prospettiva?». Dalla platea di palazzo Bonin si alza una mano: «Un leader in realtà ci sarebbe e si chiama Matteo Renzi. E’ giovane e può sempre rifarsi». La risposta di Fontana è limpida: «Non ho dubbi che Renzi lo sia, io stesso ho avuto una grande fiducia in lui, ma oggi è un leader con enormi difficoltà. E’ vero che può riprendersi ma ha fatto due pesanti errori di valutazione: il primo è stato la rottura del patto del Nazzareno con Berlusconi, che lo ha consegnato all’ostilità politica di tutti, e il secondo è stata l’impostazione personale data al referendum sulla riforma costituzionale. Renzi cerca troppe sfide, è un rottamatore compulsivo».
Potrà essere leader allora l’altro Matteo, Salvini, per guardare anche nel campo politico avverso? «Mi preoccupa il fatto che Salvini - ragiona Fontana - ha davvero in mente di lanciare una sorta di Opa sulla sua coalizione, perché sa che Forza Italia, dopo Berlusconi, farà una grandissima fatica a tenersi insieme. Questa è un’autentica mina sotto il tavolo di un possibile governo del centrodestra».