Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Incognita sindaco Il voto «doppio» e la prova di forza di San Donà
Dietro la corsa per un seggio a Roma, il braccio di ferro interno al centrodestra per la scelta del candidato di primavera
Ventitré Comuni, 200mila abitanti e buona parte delle spiagge venete nei suoi confini, quello del Veneto Orientale è il collegio del veneziano dove la campagna elettorale è più affollata di donne. Ci sono le candidate che si sfidano nel collegio uninominale alla Camera: Sara Moretto, deputata uscente del Pd; la consigliera comunale di Marcon Margherita Lachin per Liberi e Uguali; la consigliera di municipalità di Mestre Patrizia Peretti per Prima il Veneto-Grande Nord. Tutte giovani eppure tutte in politica da anni. E poi ci sono le donne della campagna elettorale, la bionda e la mora che sono diventate l’ombra di Renato Brunetta, deputato di Forza Italia e candidato per la coalizione di centrodestra: la bionda è Francesca Zaccariotto, assessore a Venezia ed ex sindaco di San Donà; la bruna è Caterina Pinelli, che a metà dicembre ha lasciato Fratelli d’Italia e in un lampo è diventata coordinatrice di Portogruaro per Forza Italia. Tra i dieci candidati, l’uomo che più insidia il risultato del centrodestra è Antonino Abrami, ex magistrato di Corte d’Appello a Venezia noto per le battaglie ambientaliste che è sceso in campo col Movimento Cinque Stelle. «Donne», dunque è la prima parola chiave di questo collegio che è considerato sicuro dal centrodestra. Quanto sicuro davvero sia dipende da come l’elettorato ha metabolizzato l’altra parola chiave che ha ispirato le candidature in casa Lega e Forza Italia e che è «scambio»: chi è del luogo (le leghiste Giorgia Andreuzza di Noventa e Ketty Fogliani di Portogruaro) è stato candidato a Venezia e a Chioggia e chi è di Venezia (Brunetta) è il frontman a San Donà. Col risultato che in Riviera e Chioggia sono tutti scontenti per la calata dal Veneto Orientale che, a sua volta si lamenta perché non ha un nome del territorio neanche al Senato (i padovani Elisabetta Casellati e Niccolò Ghedini guidano uninominale e proporzionale). Tanto che è diventata un tormentone della campagna la stizzita replica di Brunetta ad un assessore azzurro malpancista che lamentava l’assenza di candidati del territorio: «E io chi cavolo sono?». A dire il vero il centrodestra un uomo del territorio ce l’ha: è Lucas Pavanetto, jesolano, al terzo posto nel listino proporzionale alla Camera per Fratelli d’Italia. La vera spada di Damocle delle politiche è però il voto di primavera per le amministrative. Altra parola chiave è dunque «sindaco». Il centrosinistra col Pd non ha problemi perché ricandida l’uscente Andrea Cereser, il centrodestra invece ha continuato a litigare per tutta la campagna elettorale. Alla presentazione della candidatura di Brunetta a San Donà si è fatto notare per l’assenza il vicegovernatore della Regione Gianluca Forcolin, l’uomo che ha indicato come candidato sindaco della Lega la farmacista Francesca Pilla. Forza Italia invece punta i piedi sul dottor Paolo Madeyski. A parole tutti hanno fatto un passo indietro, in realtà lo stallo è totale. L’appello a fare fronte comune sulle politiche e per trovare la quadra dopo il voto del 4 marzo rimbalza da giorni ma ha attecchito come l’invito di un parroco a non commettere atti impuri lanciato ad una platea di adolescenti: solo i più timorati ascolteranno. A Forza Italia fa comodo una Lega indebolita dal voto e il Carroccio ricambia di cuore e quindi ciascuno potrebbe cadere in tentazione. Con una candidata ex leghista, Peretti o una del territorio, Sara Moretto.La deputata Pd sta facendo una campagna pancia a terra, come si suol dire. Alla Camera si è occupata per cinque anni di banche, immigrati, imprese del territorio, in questi giorni ha affrontato la rogna degli sgravi per i pescatori di Chioggia e portato Ettore Rosato in Veneto Orientale perché le istanze dell’Alto Adriatico abbiano voce in Parlamento. L’effetto-Renzi è la grande incognita per il centrosinistra, che perderà parte dell’elettorato a cui è mancata la sinistra nell’era del leader toscano e trova approdo in Liberi e Uguali con Margherita Lachin, in prima linea ad ogni dibattito, incontro, manifestazione insieme a Pietro Grasso. LeU si concentra su lavoro, diritti ma anche sulle ecomafie che hanno due presidi forti in Veneto Orientale e a Marghera. Un campo che Antonino Abrami, candidato 5s, conosce bene, tanto che prima ancora dell’inchiesta di FanPage aveva avvertito che il rapporto della Dia, Direzione Antimafia, cancellava l’illusione dell’immunità del Veneto rispetto alle cosche: qui fanno affari per 150 milioni di euro solo nello smaltimento illecito di rifiuti e sono presenti in maniera massiccia anche nell’edilizia, nelle energie rinnovabili, perfino nel business degli elicotteri antincendio. «Dove c’è bellezza, dove c’è turismo, le mafie arrivano». E votano, anche.
Abrami
Il rapporto della Direzione antimafia cancella l’illusione dell’«immunità» del Veneto. Dove c’è bellezza, dove c’è turismo, le mafie arrivano